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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XXIII DOMENICA PER ANNUM (C)
San Domenico Savio, 5 settembre 2010


Celebriamo questa Eucaristia per rendere grazie al Padre, fonte di ogni santità, di averci donata la beata Teresa di Calcutta. Ogni santo è un dono di Dio, ma noi oggi ci rendiamo contro che il dono di Madre Teresa è del tutto speciale. Per quali ragioni? La parola che oggi il Signore ci ha detto lo spiega.

1. Partiamo dalla seconda lettura. Essa narra la nascita del modo nuovo di guardare l’uomo: "perché tu lo riavessi per sempre; non più come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore".

Si tratta di uno schiavo fuggito dalla casa del padrone: era uno dei reati più gravi nel diritto romano. Egli incontra Paolo che lo battezza e lo rimanda al padrone con un biglietto di accompagnamento di cui abbiamo letto la parte più importante.

Cristo ha istituito un nuovo rapporto fra le persone umane educandole ad uno sguardo, che intravede in ciascuna di esse una dignità incomparabile. Ma soprattutto, Cristo ha istituito un nuovo rapporto fra gli uomini perché col suo atto redentivo li ha rigenerati alla vita divina, rendendoli realmente e veramente figli del Padre e quindi fratelli. Ogni istituzionalizzazione dei rapporti umani che negasse questa originaria uguaglianza nella dignità e questa fraternità, veniva scardinata. Accadeva qualcosa di nuovo: i rapporti umani venivano strappati da quella libido dominandi di cui parla Agostino, da quella dialettica padrone-schiavo, che rende il rapporto coll’altro un inferno.

Un nuovo sguardo sull’uomo: questo ci ha insegnato Madre Teresa, e per questo dobbiamo in primo luogo ringraziare il Signore di avercela donata.

2. San Tommaso ha scritto profondamente che l’uomo è l’unica creatura che Dio ha voluto per se stessa. Viene allora da pensare e da dire che quel modo nuovo di guardare l’uomo, è il modo divino: così Dio guarda ogni uomo.

Ma l’uomo, ciascuno di noi, è capace di questo sguardo? Avete ascoltato la prima lettura. "Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?". Ma Dio stesso è venuto in soccorso della nostra povertà: "gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito; essi furono salvati per mezzo della sapienza". Dio ha reso partecipe della sua stessa sapienza l’uomo; vuole renderlo partecipe della luce del suo sguardo. In che modo?

Madre Teresa ci ha insegnato dove e come noi impariamo a guardare ogni uomo come lo guarda Dio medesimo: l’Eucaristia. L’Eucaristia è la possibilità offerta all’uomo di entrare nel cuore trafitto di Cristo; di diventare partecipi della sua stessa capacità di amare ogni uomo; di farci sentire la sete di Cristo come sete che sconvolge tutto il nostro essere. "Così furono raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra": è dall’Eucaristia che Madre Teresa ha imparato la via, il sentiero che la portava dentro alla miseria più umiliante, perché chi ne soffriva fosse redento dallo sguardo dell’amore.

La concentrazione eucaristica di tutto il nostro essere: questo ci ha insegnato Madre Teresa, e per questo dobbiamo in primo luogo ringraziare il Signore di avercela data.

3. "Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me non può essere mio discepolo". Cari fratelli e sorelle la pagina evangelica oggi ci invita a riflettere seriamente sulla difficoltà della sequela di Cristo. Essa non è un’allegra scampagnata: è una cosa tremendamente seria. Così è stato per Madre Teresa: ha preso su di sé la croce di Cristo.

Entriamo nella dimensione più misteriosa della sua vicenda cristiana. Ella ha vissuto la maggior parte della sua vita passando attraverso l’oscura notte del silenzio e dell’assenza di Dio. Madre Teresa, come ha testimoniato al processo di beatificazione un padre gesuita, padre Albert Huard, disse al suo Padre spirituale: "Padre, mi rendo conto che quando apro bocca per parlare di Dio e della sua opera alle sorelle e alla gente, questo porta loro luce, gioia e coraggio, ma io non ne ricevo nulla. Dentro è tutto buio e sento di essere totalmente tagliata fuori da Dio".

Queste parole mi fanno ricordare quanto disse il Santo Padre il 2 maggio scorso davanti alla Sacra Sindone: "il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera essenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre più".

Madre Teresa, come tutti i grandi santi del secolo scorso –Teresa del Bambin Gesù, Padre Pio, Edith Stein, Massimiliano Kolbe – si è "seduta a tavola coi peccatori"; ha preso con Gesù su di sé l’immensa solitudine di tanti uomini di oggi, che camminano a tentoni nel buio dell’assenza di Dio. E lo ha fatto, introducendo nella realtà devastata di oggi ed in questo deserto di senso in cui viviamo semplicemente la carità di Cristo crocefisso.

Dire di sì all’amore, obbedire all’amore quando e dove regna sovrano il non-senso assoluto: questo ci ha insegnato Madre Teresa, e per questo in primo luogo ringraziamo il Signore di avercela data.