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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solenni celebrazioni in onore della Beata Vergine di San Luca
Solennitŕ dell'Ascensione, presenti i lavoratori
Cattedrale di San Pietro, 4 giugno 2011


1. Il mistero dell’Ascensione del Signore che oggi celebriamo è il punto di arrivo e la perfezione della sua Risurrezione. Con essa infatti il Signore Gesù è entrato col suo corpo nel pieno possesso della gloria e della vita divina.

La pasqua è stata in Gesù un vero "passaggio" dalla condizione mortale alla condizione d’immortalità; dalla condizione servile alla condizione regale. "Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose".

Questo "passaggio" è rappresentato come una "elevazione", una "ascensione" appunto dalla terra al cielo.

Quanto è accaduto in Gesù è destinato ad accadere anche in ciascuno di noi. Un Padre della Chiesa scrive: "Un grande e meraviglioso dono, fratelli, ci ha concesso Dio con questo salutare giorno della Pasqua, nel quale il Signore, risorgendo, concesse a tutti di risorgere e, dal profondo salendo verso più alte regioni, nel suo corpo sollevò anche noi da una condizione più bassa ad un più elevato soggiorno" [S. Massimo di Torino, Sermone, 54, 1]. Veramente oggi noi celebriamo il cambiamento della nostra condizione umana; oggi è accaduto per ciascuno di noi qualcosa di assolutamente nuovo.

Quale novità? "Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo". Prima della sua risurrezione-ascensione Gesù non poteva essere presente con noi, con i suoi discepoli. La sua presenza era fisicamente limitata alla Palestina, ma ora Egli, entrato nella piena partecipazione alla Vita e al potere di Dio, non ha una presenza limitata ad uno spazio. Egli oggi "non è andato via", ma è diventato presente accanto a ciascuno di noi e per noi. Egli è vicino a ciascuno di noi. Cari fratelli e sorelle, il cristianesimo è questa presenza e questa vicinanza.

La nostra vita quindi è cambiata. Non siamo più soli, esposti ai colpi della fortuna; insidiati dall’irragionevolezza del caso; combattuti dalle forze oscure del male. Il Cristo che è presso il Padre non ci ha abbandonati; caso mai siamo noi a non voler riconoscere la sua presenza e ad abbandonarlo.

Ma oggi noi non celebriamo solo il dono della sua presenza. Avete sentito che cosa dice l’angelo ai suoi discepoli: "uomini di Galilea perché state a guardare il cielo?". E Gesù nel Vangelo: "Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni … ".

Godere della presenza del Risorto non significa e non comporta togliere il proprio sguardo dalla terra. Oggi viene affidato ai discepoli del Signore un compito: rendere testimonianza a Cristo "fino agli estremi confini della terra", perché ogni uomo ed ogni realtà creata siano trasformati dalla presenza del Risorto. La vita cristiana consiste nell’essere gratificati dalla presenza di Gesù e di conseguenza nell’essere testimoni di questa presenza redentrice.

2. Cari amici, avete voluto che questa celebrazione eucaristica in comunione con la Madre di Dio, fosse una celebrazione del vostro lavoro quotidiano.

È stata una richiesta buona e giusta collegare il mistero dell’Ascensione del Signore con il vostro lavoro quotidiano. Solo chi non è mai entrato veramente nell’esperienza cristiana può pensare che i cristiani siano persone chiamate a disinteressarsi dei problemi della terra, per "guardare al cielo".

L’esperienza della presenza di Cristo dà al credente una capacità di vedere più profondamente il significato ed il valore del lavoro. In primo luogo di affermare che fra tutti gli elementi del sistema economico, il lavoro gode di una particolare dignità. Esso infatti procede immediatamente dalla persona e porta il sigillo della dignità propria di essa. Nel sistema economico, è l’unico elemento che esige di non essere mai trattato solamente come un semplice mezzo in vista della produzione.

Da che cosa oggi è insidiata questa singolare dignità del lavoro? Mi limito a ricordare solo una grave insidia: la precarietà. Senza addentrarmi in analisi più accurate di cui il Vescovo non ha competenza, non possiamo ignorare che quando la precarietà eccede ogni ragionevole parametro, diventa sorgente di dolorose e profonde incertezze. Incertezza per la famiglia; impossibilità per i giovani di progettare il loro futuro. In una parola: si rischia di vivere una vita associata priva di futuro.

Cari amici, avete sentito nella prima lettura che Gesù respinge ogni tentativo umano di speculare sulla storia umana e di sognare avvenire ignoti. Ci è chiesto di agire con giustizia, nella certezza che solo così dentro a questo mondo assolutamente dominato dal male, si apre lo spazio al bene, alla verità, a Dio. "Mi sarete testimoni", "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo".