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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità del Corpo e Sangue del Signore
3 giugno 2010


1. Due sono le ragioni che ci hanno spinto, questa sera, a celebrare solennemente questa Eucaristia in Piazza Maggiore: professare pubblicamente la nostra fede nel mistero eucaristico e concludere solennemente l’Anno Sacerdotale. Le due ragioni della nostra celebrazione sono strettamente connesse fra loro: non c’è Eucaristia senza sacerdozio; il sacerdozio cristiano esiste in vista dell’Eucaristia. E la pagina evangelica ci illumina profondamente al riguardo.

Come avete sentito, Gesù non distribuisce personalmente i pani moltiplicati, né chi ha fame prende direttamente il cibo che lo sazia, ma "li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla". Sono i discepoli che mediano il dono di Gesù.

Il modo con cui l’evangelista Luca descrive il miracolo richiama l’istituzione della santa Eucaristia: "allora egli prese i cinque pani … e levati gli occhi al cielo li benedisse, li spezzò". San Paolo trasmettendoci la più antica testimonianza circa l’istituzione dell’Eucaristia aveva usato quasi le stesse parole: "nella notte in cui veniva tradito, prese il pane, e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: questo è il mio corpo".

Cari fratelli e sorelle, noi siamo in questa piazza per ringraziare il Signore del dono che ci ha fatto "nella notte in cui veniva tradito": il dono del suo Corpo, offerto per noi; il dono del suo Sangue, effuso per la remissione dei nostri peccati

Dai particolari della narrazione evangelica possiamo avere una qualche percezione della grandezza di questo dono. Gesù in primo luogo "prese a parlare del regno di Dio". Egli dona all’uomo la sua parola che rivela la volontà del Padre di prendersi cura dell’uomo. "E a guarire quanti avevano bisogno di cure": la parola di Gesù realizza ciò che dice e dice ciò che sta realizzando.

Ma la persona umana ha bisogno di un cibo che la sostenga nel cammino della vita, specialmente quando attraversa "zone deserte": le zone deserte della sofferenza, della solitudine, dell’abbandono. Quando i "cinque pani" e i "due pesci" di cui disponiamo non bastano a saziarci.

Cari fratelli e sorelle, l’Eucaristia è la presenza vera, reale, sostanziale di Gesù in mezzo a noi. Egli non ci ha lasciati soli. Nutrendoci del suo Corpo e del suo Sangue siamo resi capaci di giungere fino alla vita eterna; nella sua passione e morte Egli è diventato pane per tutti noi, e nostra speranza incrollabile.

Noi questa sera manifestiamo questa verità della nostra fede attraverso una grande processione per le vie del centro della nostra città. Seguiremo l’Ostia consacrata e così seguiremo il Signore stesso: chi segue Lui non cammina nelle tenebre, ma segue la luce che dona la vita.

2. Ma come vi dicevo, questo evento stupendo – la presenza di Cristo fra noi – è reso possibile mediante i sacerdoti. Ed allora, questa sera, alla fine dell’Anno Sacerdotale, noi rendiamo grazie al Signore per i nostri sacerdoti: per la loro dedizione quotidiana. Ma ancor prima perché ci donano ciò di cui abbiamo sommo bisogno: ci donano Gesù Cristo nell’Eucaristia.

Ritornano alla mente le parole commoventi che Francesco scrisse nel suo Testamento, parlando dei sacerdoti: "… e tutti … voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché io in essi discerno il Figlio di Dio e sono miei signori".

Preghiamo per ciascuno di essi questa sera, in modo particolare. Sia in loro la stessa carità di Cristo che dona se stesso, senza trattenere nulla per sé. E la carità di Cristo generi in essi un’esistenza povera, obbediente e casta: la povertà di chi non brama i beni terreni, perché ha Cristo: l’obbedienza di chi ha messo se stesso a disposizione della Chiesa; la castità che conviene a chi tocca abitualmente l’Eucaristia, la guarda con tutto il trasporto del cuore e la dona ai fedeli.

Cari fratelli e sorelle, fra poco compiremo la santa processione eucaristica: Gesù transita per le vie della nostra città.

Guidaci, o Signore, sulla tua via.
Guarda questa città che vaga insicura tra tanti interrogativi:
dà a chi la abita il pane di ogni giorno, corporale e spirituale;
assicura ai suoi abitanti il lavoro; dà loro la luce della tua Verità:
dà loro Te stesso.

Purifica noi sacerdoti col fuoco della penitenza e lavaci colle lacrime della compunzione di un cuore umiliato e contrito.

Dona a tutti il tuo Pane: il pane che sei Tu poiché "siamo in una zona deserta". Amen.