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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità del Sacro Cuore
S. Maria della Vita
3 giugno 2005


L’odierna solennità deve essere particolarmente cara ad ogni discepolo del Signore. In essa, infatti, noi celebriamo non un particolare mistero della nostra fede, ma siamo invitati a collocarci nel punto dal quale ha inizio tutta la storia della nostra salvezza: a capire la ragione ultima che spiega ogni mistero della fede, dalla creazione alla vita eterna. Poniamoci dunque più che mai in ascolto docile della Parola di Dio.

1. "Dio è amore: chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui". La parola di Giovanni l’evangelista, ci introduce nel mistero stesso di Dio e del suo rapporto con noi.

In primo luogo, dire "Dio è amore" significa dire che tutto l’agire di Dio nei nostri confronti è unicamente ispirato dall’amore. Non ha altra ragione e spiegazione che l’amore stesso. Purtroppo, nessuna parola è stata ed è tuttora inflazionata come questa: ormai significa tutto e il contrario di tutto. Quando noi diciamo che è l’amore ed esclusivamente l’amore ciò che spiega l’agire di Dio nei nostri confronti, che cosa diciamo? La parola dell’evangelista ci viene in aiuto. "In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi".

Amare significa che Dio, il Padre, ha deciso l’invio del suo Unigenito nel mondo perché ciascuno di noi, credendo in Lui, avesse la vita eterna.

E’ dunque amore che si prende cura di ciascuno e che per evitare che anche uno solo si perda nella morte, decide di condividere la mia stessa vita mortale perché io potessi condividere la sua vita eterna. La sorte di ciascuno di noi sta a cuore al Padre, che non esita a consegnare il suo Figlio alla morte perché noi avessimo la vita. Sta a cuore al Figlio, che non esita, pur essendo di natura divina, a spogliare se stesso, assumendo la condizione di servo. Sta a cuore allo Spirito Santo che spinge interiormente il Signore Gesù ad offrire se stesso sulla Croce. La persona umana è posta dentro alla Vita della Trinità: al centro delle sue cure.

Ma l’amore con cui le Tre persone divine ci amano ha una caratteristica fondamentale. Così specifica dell’amore divino che Giovanni scrive: "In questo sta l’amore". In che cosa? "non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi". Cioè: l’amore di Dio è gratuito; è preveniente; è incondizionato. E’ gratuito: Dio ci ama non perché Egli abbia in un qualche modo bisogno di noi, ma perché semplicemente vuole donarsi. E’ preveniente: Dio ci ama non perché siamo meritevoli del suo amore, ma viceversa se noi siamo meritevoli è perché Egli ci ama. E’ incondizionato: Dio non ci ama "a condizione che …": Egli ci ama sempre e comunque, sia che noi corrispondiamo sia che noi non corrispondiamo al suo amore. Già l’Antica Alleanza aveva colto questo incredibile mistero dell’amore divino: "il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli – , ma perché il Signore vi ama".

2. "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". La rivelazione che viene fatta all’uomo dell’Amore di cui parlavamo, commuove Gesù stesso. E’ una rivelazione che passa attraverso la sua persona: che è la sua persona. E ne è commosso. Ma più precisamente, che cosa lo commuove? il fatto che il Padre abbia deciso che i destinatari di questa rivelazione siano "i piccoli". Non poteva non succedere che così!

Poiché l’Amore con cui il Padre ci ama è gratuito, preveniente, incondizionato, solo chi si presenta davanti a Lui colle mani vuote, senza potersi gloriare di nulla, può capire questo Amore. La consapevolezza della nostra miseria è la condizione imprescindibile perché il Padre non ci tenga nascoste queste cose: "ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi".

Cari fratelli e sorelle, voi avete voluto questa sera rendere testimonianza, proprio nel centro della nostra città, a questa predilezione di Dio per i più poveri, i più umiliati ed oppressi. E chi lo è di più della donna resa schiava, degradata nella sua dignità, mercificata nella sua incomparabile preziosità? Dio che è amore, è dalla loro parte e chi le ha offese ed umiliate dovrà renderne conto a Lui.

La liturgia questa sera ci conduce alla sorgente nascosta da cui sgorga l’atto creativo del Padre, l’atto redentivo del Figlio, l’atto santificante dello Spirito: "Dio è Amore, chi sta nell’amore dimora in Dio". Accostiamo a questa fonte le labbra del nostro desiderio per esserne pienamente saziati. "E Dio dimora in lui".