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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. Messa Pro eligendo Pontifice
Basilica della Beata Vergine di San Luca, 2 marzo 2013


1. "Pasci il tuo popolo, Signore... il gregge della tua eredità". E’ il profeta stesso che mette sulle nostre labbra la preghiera con cui mendichiamo da "Colui che getta in fondo al mare i nostri peccati", di essere da lui guidati e pascolati.

Egli guida e pasce la sua Chiesa attraverso uomini che sceglie come sacramenti viventi della sua operante presenza. Cristo è visibilmente presente attraverso il successore di Pietro. A Pietro - ed in lui ad ogni suo successore - il Signore risorto ha detto: "pasci i miei agnelli; pasci le mie pecore".

Cristo già conosce colui che "pascerà il suo popolo...il gregge della sua eredità"; lo ha già scelto. Noi stiamo celebrando questa Eucarestia con Maria, perché ognuno di noi Cardinali sia pura trasparenza alla luce dello Spirito; sia pura obbedienza alla sua mozione; sia liberato da ogni torbido motivo nell’indicare il nome dell’eletto.

2. Ma c’è una seconda non meno importante ragione che ci ha spinto in questo luogo, a questa celebrazione eucaristica. Desideriamo ringraziare il Signore per averci donato Benedetto XVI. Camminando con Lui in questi otto anni, non abbiamo forse rivissuto l’esperienza dei due discepoli di Emmaus? Il nostro cuore ardeva quando lui parlava del mistero di Gesù e della Chiesa: per la profondità, la semplice umanità delle sue parole. La luce semplicemente illumina; basta non chiudere gli occhi. Ed i semplici lo hanno capito e vissuto.

Ma la nostra gratitudine al Signore non sarebbe sincera se non ci impegnassimo a fare nostro, sempre più profondamente, il Magistero di Benedetto XVI.

Cari fratelli e sorelle, non è questo il momento di fare una sintesi seppure succinta del Magistero di Benedetto XVI. Mi limito solo ad una riflessione.

Ogni sorgente luminosa, se accesa in un grande spazio, al contempo illumina e mostra lo spazio tenebroso.

Benedetto XVI ha continuamente reso testimonianza alla luce di una Presenza: la presenza di Cristo, Signore risorto, nella sua Chiesa. Dio non è estraneo a questo mondo; non siamo "senza speranza e senza Dio in questo mondo". Tutto il Magistero di Benedetto XVI, tutta la sua vita – sin dentro al suo ultimo gesto radicale - ha splendidamente mostrato che la Chiesa è la Chiesa del Signore Gesù e che è lo Spirito del Signore Risorto, vivo ed operante, che la guida.

Ma nel momento in cui la luce si accende, si mostra la zona d’ombra: "la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta" [Gv. 1,5]. Benedetto ha visto questo scontro: dentro la Chiesa e nel mondo. E ha chiamato le tenebre col loro nome.

Nella Chiesa: l’immoralità e l’ambizione dei chierici; nel mondo: il rifiuto di Dio, l’aver deciso di vivere "come se Dio non ci fosse", che alla fine sta portando a vivere "come se l’uomo non ci fosse".

Cari fratelli e sorelle, ho trovato una pagina di un grande maestro medievale, Guglielmo di S. Thierry, che mi sembra il ritratto spirituale di Benedetto XVI.

"L’anima sapiente reca in sé una sorta di riflesso della luce eterna… Così, quando essa si manifesta dinanzi alla creazione, esprime e presenta l’immagine della bontà e della giustizia di Dio, e, come all’interno profuma della virtù di Dio, così esteriormente essa espande la fragranza della luce e della carità di Dio". [Natura e valore dell’amore, 50].

Ora il S. Padre Benedetto XVI si è chiuso nel silenzio; si è nascosto al mondo. Noi sentiamo, in una fede più pura, che in questo scendere nel silenzio, diventa ancor più radice che nutre l’albero. Gesù è la vita del mondo, ed è invisibile, come non fosse.