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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità di Tutti i Santi
Bazzano, 1 novembre 2014


1. I Santi che noi oggi celebriamo, non sono solo coloro che sono stati riconosciuti pubblicamente dalla Chiesa con l’atto della beatificazione e della canonizzazione. I Santi che oggi celebriamo sono, come abbiamo sentito nella prima lettura, "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo, lingua". Tutti sono accomunati dal fatto di essere "passati attraverso la grande tribolazione, e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello". Sono cioè accomunati dall’avere seguito fedelmente Gesù; dalla loro volontà di incarnare nella loro vita il Vangelo.

Oggi pertanto è la celebrazione della grande forza dell’atto redentivo di Cristo, sorgente e modello di ogni santità. I santi infatti dicono: "la salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono all’Agnello". Nella loro vita risplende la grazia di Cristo.

2. Un grande santo e dottore della Chiesa, S. Bernardo, inizia la sua omelia della solennità di Tutti i Santi colla seguente domanda: "a che serve la nostra lode ai Santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità?". E’ una domanda sensata. La lode che oggi tutta la Chiesa, e noi con essa, fa salire ai Santi non aumenta la loro gloria e beatitudine.

Ma ecco la risposta di Bernardo: "devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri" [Sermo2 in Sol o. Sanct.; Opera Omnia (Ed. Cist.) 5, 364 S]. E’ in questa risposta che scopriamo il significato di questa festa.

Pensando alla vita dei Santi, alla loro luminosa testimonianza, venerandoli nella santa liturgia, dobbiamo risvegliare in noi il desiderio di essere santi come loro. Il desiderio di seguire fedelmente Gesù, di stare vicini a Lui, di servirlo negli altri. Come infatti ha insegnato il Concilio Vaticano II, ogni battezzato è chiamato alla santità.

Ma come possiamo diventare santi? Ma che cosa vuol dire diventare santi? Rispondo prima in forma negativa: non significa compiere azioni straordinarie, possedere carismi eccezionali. Si diventa santi vivendo la nostra vita ordinaria. Positivamente: diventare santi significa ascoltare Gesù; seguirlo obbedendo alla sua Parola, anche quando ci fa attraversare grandi tribolazioni; incontrarlo nei santi sacramenti della nostra fede, per crescere in Lui e ricevere da Lui luce e forza.

E siamo così arrivati al Vangelo di questa solennità, al Vangelo che proclama le beatitudini.

3. In primo luogo, cari amici, le Beatitudini tracciano il profilo di Gesù; ci rivelano chi è Gesù. E’ il povero in spirito, è il mite, è il puro di cuore, è il perseguitato a causa della giustizia è il misericordioso, è l’operatore di pace. E’ perché Gesù possiede queste qualità, che è beato, vive nella perfetta beatitudine.

Se noi leggiamo attentamente questa pagina evangelica, se la ripetiamo anche dentro di noi [fosse una beatitudine sola], il Mistero di Gesù ci apparirebbe in tutto il suo fascino. Eserciterebbe su di noi un’attrazione sempre più forte. Affascinati ed attratti, cominciamo a percorrere la sua stessa via; a seguirlo ogni giorno. Le Beatitudini diventano in questo modo il codice della nostra vita, e diventiamo santi vivendo conformemente ad esse.

Cari fratelli e sorelle, proseguiamo ora la nostra celebrazione, entrando nel suo cuore. Tra poco ci sarà donato di essere presenti al dono che Cristo ha fatto di Se stesso sulla Croce. Nel Prefazio diremo: "uniti all’immensa schiera degli angeli e dei santi". Sarà il momento della più profonda unione di noi, che siamo ancora "nella grande tribolazione" ed i Santi, che sono già nella gloria eterna.

Sempre nel Prefazio fra poco diremo anche che i Santi ci sono donati come "amici e modelli". Invochiamoli dunque perché ci sostengano nel nostro cammino. Invochiamo soprattutto la Madre di Dio, la regina di tutti i Santi; S. Stefano, il primo martire, il vostro patrono. Essi ci ottengano di "lavare le nostre vesti nel sangue dell’Agnello", e di seguirlo fedelmente. Così sia.