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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità di Tutti i Santi
S. Carlo Ferrarese, 1 novembre 2007


1. Miei cari fedeli, nella solennità di tutti i santi la Chiesa ci dona da meditare il vertice di tutto il discorso del monte: le Beatitudini.

Come avete sentito, esse sono in primo luogo delle promesse. Promesse di beni che col loro possesso ci introducono in un mondo, in un "universo di valori" assolutamente nuovo e diverso da quello in cui viviamo. È il bene della visione di Dio, della consolazione, della filiazione divina.

Questi beni non sono solo promessi in futuro a chi adempie le condizioni richieste, ma in essi – nei poveri in spirito, negli afflitti, nei miti, in coloro che hanno fame e sete di giustizia … - ciò che deve accadere è già in un certo senso presente. È già fin da ora pregustato. In che senso? Scopriamo il secondo fondamentale significato delle beatitudini.

Attraverso le Beatitudini noi possiamo narrare la biografia di Gesù. Esse lasciano trasparire la vita di Gesù.

È lui il povero che non possedeva neppure un sasso su cui posare il capo. È lui il mite e l’umile di cuore, che cerca solo il regno di Dio e la sua giustizia. È lui il segno evidente della misericordia di Dio che accoglie i peccatori, e che gode della visione del Padre. È lui che è perseguitato fino alla morte di croce a causa della giustizia del Padre.

Le Beatitudini promettono fin da ora beni incomparabili a chi segue il Signore e vive come Lui. Ciò che è accaduto in Gesù e a Gesù accade anche nel suo discepolo. I contrasti enunciati nelle Beatitudini sono varie espressioni della croce e della risurrezione del Signore; e chi vive in comunione con Lui traspone nella propria vita la croce e la risurrezione del Signore.

Le beatitudini non sono solo promesse, esse sono anche i fondamentali orientamenti della vita del discepolo del Signore: l’indicazione della via da percorrere. E quindi diventano criteri di giudizio mediante i quali il discepolo può discernere ciò che è buono, ciò che è gradito al Signore, nelle varie situazioni della vita quotidiana.

2. Ora siamo in grado di comprendere il significato della solennità odierna: di tutti i Santi. La vita dei santi è l’esecuzione armoniosa dello "spartito musicale" delle Beatitudini; ne sono la traduzione visibile.

Il posto che hanno i Santi nel culto cristiano è davvero singolare. Praticamente ogni giorno dell’anno è la festa di un qualche santo o di più santi insieme. Non solo nella celebrazione dell’Eucarestia, ma anche nella Liturgia delle Ore. Come voi sapete, il culto cristiano, la Liturgia è la più alta manifestazione della Chiesa.

Che cosa grande è la Chiesa, miei cari fratelli e sorelle! Ciascuno di noi unendoci a Cristo, per ciò stesso si unisce a tutti i santi. I santi vissuti nei tempi anche lontani, anche quelli che noi non conosciamo, sono con noi e noi con loro, soprattutto quando celebriamo l’Eucarestia. Ogni distanza di luogo e di tempo è vinta: siamo nella comunione della stessa vita. Ciò che abbiamo ascoltato nella prima lettura, si sta realizzando anche sulla terra.

3. Noi oggi ricordiamo il decimo anniversario della dedicazione di questa Chiesa. Nella luce delle Beatitudini e della solennità di tutti i Santi comprendete la santità e l’importanza di questo luogo. È in esso che viviamo, celebrando l’Eucarestia, il mistero della Chiesa che è la comunione dei santi. E ci viene indicata la via per pregustare fin da ora quei beni che le Beatitudini ci promettono.