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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Festa del beato don Ferdinando Maria Baccilieri
Galeazza, 1 luglio 2013


Fratelli e sorelle carissimi,

attraverso il suo profeta, il Signore Iddio ci ha appena detto qualcosa di sconvolgente.

Noi parliamo spesso dell’uomo che va o non va in ricerca di Dio; dell’uomo che desidera o non desidera affatto di incontrare il Signore.

Ebbene il profeta questa sera ci rivela: "Io stesso – dice il Signore – cercherò le mie pecore e ne avrò cura" (Ez 34, 11). È Dio che cerca la persona umana; è Dio che ne ha cura.

Attraverso il suo profeta, il Signore ci fa in un qualche modo penetrare dentro al suo cuore. È un cuore che non è estraneo alle nostre vicende umane; non è indifferente a ciò che ci succede, lasciandoci in balia o della fortuna o di forze impersonali. Va a cercare l’uomo, per averne cura. Ciascuno di noi è dunque prezioso agli occhi di Dio.

Non raramente, specialmente oggi, tante persone possono avere l’impressione di essere superflue, di esserci di troppo nel mondo, di sentirsi come ormai soprannumerari. Penso al dramma, per esempio, della disoccupazione giovanile. Quanto profondamente oggi la coscienza dei giovani è insidiata da questi pensieri cupi sulla propria vita: "Siamo superflui; possono fare anche senza di noi".

Ebbene, cari amici, questa sera il Signore ci dice: "Io voglio prendermi cura di te; io ti vengo a cercare là dove tu sei".

In che modo Dio ha compiuto questa sua ricerca dell’uomo e, quindi, in che modo si è preso cura dell’uomo? La risposta, fratelli e sorelle carissimi, è un nome, è Gesù Cristo. Gesù Cristo è Dio alla ricerca dell’uomo. Gesù Cristo è Dio che si prende cura dell’uomo.

E in che modo in Gesù Dio si prende cura dell’uomo? Prima di tutto, non dal di fuori; per così dire, non dall’alto, ma venendo dentro alla nostra condizione umana, portandone Egli stesso il peso. C’è un libro nella Sacra Scrittura, chiamato la lettera agli Ebrei, in cui si dice che il Figlio di Dio ha fatto conoscenza della sofferenza umana per esperienza. Come a dire: a Dio mancava questa esperienza; che cosa significa per la persona umana soffrire. In Gesù, Egli è venuto a condividere la nostra condizione umana. Gesù infatti ha ripreso la parola che Dio attraverso il profeta ci ha appena detto, quando ha presentato se stesso, il suo atteggiamento di fronte alle nostre persone, paragonandosi ad un pastore che ha cento pecore e alla sera, contandole, si accorge che ne manca una. Egli non dice: "beh, alla fin dei conti, una su cento, l’uno per cento… l’andrò a cercare domani, non è poi una grave perdita".

Questo è il nostro modo di ragionare, secondo criteri quantitativi. Ma per Dio, che in Gesù si prende cura dell’uomo, ogni persona, dal momento del suo concepimento al momento della sua morte naturale, ogni persona è di una preziosità infinita; non la lascia perdere, la va a cercare.

Un ultimo pensiero, sorelle e fratelli carissimi. Ma noi, oggi, come possiamo sperimentare, per così dire "vedere" questa ricerca che Dio fa di ciascuno di noi, questo prendersi cura della nostra persona? Uno dei modi fondamentali è la presenza in mezzo a noi dei pastori della Chiesa, dei pastori santi. E noi, questa sera, veneriamo, siamo qui per venerare un pastore santo, per lodare Dio di averci fatto sentire, nella vita e nella missione di questo sacerdote, la sua presenza, il suo prendersi cura dell’uomo.

In che modo il Beato Ferdinando fu un segno vivente di questo amore di Dio? Ci sono alcune caratteristiche che fanno molto riflettere. In primo luogo egli rimase quaranta anni, anzi più di quaranta anni, in questa piccola parrocchia. Avete sentito che cosa il Signore ha detto, soprattutto e in primo luogo, a noi pastori: non fatevi chiamare "maestri"; non fatevi chiamare "guida", perché non siete voi i maestri e le guide. Non esaltatevi al di sopra degli altri. Ebbene questo sacerdote rimase qui nella umiltà di un ministero che egli, specialmente agli inizi, ha accettato per un atto di obbedienza.

Un’altra caratteristica, fratelli e sorelle, e vado verso la fine, possiamo trovare in questo, chiamiamolo così, "sacramento vivente della carità di Cristo" che è stato il Beato Ferdinando Maria. Egli ebbe una cura particolare della donna. Specialmente in queste campagne, con ragazze che vivevano in condizione di grande povertà, egli ha capito che non si poteva dare dignità alla donna, se non la si elevava anche culturalmente; se non si aveva, uso ancora le parole del profeta, quella cura della sua persona che ne mettesse in risalto la sua dignità.

Ecco, fratelli e sorelle, preghiamo allora perché, per l’intercessione del Beato, non manchino mai alla nostra Chiesa non solo tanti, ma "santi" pastori.

Preghiamo perché quelle persone che, secondo il carisma proprio del Beato Ferdinando, come donne si sono consacrate per il Regno dei cieli, restino sempre per noi, in mezzo a noi, il grande "segno" della tenerezza di Dio.

Avete sentito che cosa ha detto l’apostolo, nella seconda lettura, parlando di come lui si era comportato in mezzo ai suoi fedeli di Tessalonica. Oggi si chiama Salonicco questa città, anche oggi una delle città più importanti della Grecia. Avete sentito. Dice: "siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre ed ha cura delle proprie creature" (1 Ts 2,7).

Carissime sorelle, possiate sempre farci sentire questa materna amorevolezza che Dio ha nei nostri confronti. Così sia.