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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Triduo Pasquale 2002
S. MESSA "IN COENA DOMINI"
Cattedrale di Ferrara: 28 marzo 2002

"Il triduo della passione e della risurrezione del Signore risplende al vertice dell’anno liturgico, poiché l’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio è stata compiuta da Cristo specialmente per mezzo del mistero pasquale, nel quale, morendo ha distrutto la nostra morte, e risorgendo ci ha ridonato la vita". La Chiesa inizia il santo triduo commemorando l’istituzione dell’Eucarestia avvenuta nell’ultima Cena.

1. "Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia …". La Chiesa ci introduce questa sera nel mistero eucaristico attraverso la narrazione della cena pasquale ebraica, che quest’anno coincide anche cronologicamente colla nostra celebrazione. Gesù infatti istituì l’Eucarestia durante la cena pasquale ebraica. Questa divina decisione non è casuale.

Come appare chiaramente dalla prima lettura, ogni famiglia celebrando la cena la sera di Pasqua, riviveva la liberazione del popolo dalla schiavitù egiziana. Ma non solo in un significato psicologico: custodire la memoria di quanto accaduto. In un significato più profondo: durante ogni celebrazione annuale della Pasqua la comunità ebraica era fatta uscire dalla schiavitù. Essa era ogni anno rifondata nella sua identità di popolo di Dio durante la cena.

E’ all’interno di questa profonda esperienza di fede che Gesù istituisce l’Eucarestia. In che modo? Lo abbiamo sentito narrare da S. Paolo nella seconda lettura.

"Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane … Allo stesso modo dopo aver cenato, prese anche il calice". Al centro ora vengono posti il pane e il calice del vino. Su di essi Gesù pronuncia parole cariche di mistero. Sul pane: "questo il mio corpo, che è per voi"; sul calice del vino: "questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". In queste parole è racchiusa tutta la verità del mistero eucaristico!

In forza di quelle parole i due elementi, il pane e il vino, subiscono la più profonda delle trasformazioni. Cessano di essere ciò che sono, pane e vino, e – pur continuando ad apparire ai nostri sensi come tali – diventano il corpo di Cristo offerto in sacrificio per noi, e il sangue di Cristo effuso per istituite la Nuova Alleanza fra Dio e l’uomo.

Gesù dice: "è il mio corpo"; non il corpo separato dalla persona divina del Verbo, poiché l’Eucarestia è la presenza corporale del Verbo nel segno sacramentale del pane. La presenza corporale del Verbo che offre se stesso per noi. In una parola: l’Eucarestia è il sacramento del sacrificio di Cristo sulla Croce.

Che cosa dunque accade quando il sacerdote ripete le parole del Signore? Accade un doppio miracolo in cui si rivela la divina Onnipotenza non in misura minore che nell’atto creativo.

Il primo miracolo riguarda il tempo, il secondo riguarda lo spazio. Il primo fa sì che ciascuno di noi possa essere oggi presente al sacrificio di Cristo compiuto una volta per sempre sulla Croce.

Il nostro oggi e l’oggi di Cristo morto e risorto non restano insuperabilmente confinati nei loro rispettivi momenti: nella celebrazione eucaristica, i duemila anni che ci separano dalla Croce sono aboliti. "Egli è qui. E’ qui come il primo giorno. E’ qui tra di noi come il giorno della sua morte … Per sempre. Tutti i giorni" [Ch. Peguy].

Il secondo miracolo, quello riguardante lo spazio, fa sì che il corpo glorioso di Cristo sia presente veramente e realmente in questo luogo in cui noi ci troviamo.

E così è data a ciascuno di noi la possibilità di poter partecipare alla donazione di Cristo sulla Croce e divenire partecipe della sua vita divina di Signore Risorto. La Pasqua vissuta dal Signore è sempre presente.

2. "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri". Queste parole del Signore indicano quale fu la sua intenzione nell’istituire l’Eucarestia: renderci capaci di amare come Lui ha amato. L’Eucarestia è stata istituita perché l’amore che ha spinto Cristo sulla Croce penetri dentro ai rapporti umani, li configuri pienamente, li plasmi integralmente. In che modo? Attraverso l’Eucarestia il comandamento nuovo dell’amore cessa di essere una semplice esigenza morale, ma diventa una possibilità di vita nuova. Dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. "Della tua mistica cena rendimi oggi partecipe, o Figlio di Dio, poiché io non dirò il mistero ai tuoi nemici, e non ti darò il bacio come Giuda, ma come il ladrone ti chiedo: ricordati di me, Signore, quando verrai nel tuo Regno" [Liturgia bizantina: Vespro del santo e grande giovedì].