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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. NATALE 2001: Messa di aurora

1. "I pastori dicevano fra loro: andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Carissimi fratelli e sorelle, anche noi diciamo coi pastori: "andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento…". Quale avvenimento era stato fatto conoscere ai pastori? L’angelo aveva detto loro: "eco vi annuncio in grande gioia … oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è Cristo Signore". Dunque i pastori decidono di verificare la verità di una notizia: "vi è nato un salvatore". Quali i risultati di questa verifica? "andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva in una mangiatoia". Il Salvatore dell’uomo è questo bambino. Ed infatti l’incontro con Lui trasforma i pastori: essi se ne tornarono al loro lavoro, ma "glorificando e lodando Dio per tutto quello che aveva udito e visto".

Carissimi fratelli e sorelle, molti anni dopo, altri uomini incontrando quel bambino divenuto ormai adulto, vissero esattamente la stessa esperienza. Ed infatti uno di loro scriverà: "ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi .. quello che abbiamo veduto ed udito" [cfr. 1Gv 1,1-4]. Che cosa precisamente vede l’uomo "andando oggi fino a Betlemme"? che cosa ode ascoltando oggi la narrazione evangelica?

"Carissimo" dice l’apostolo a ciascuno di noi "quando si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia". L’uomo "vede", andando a Betlemme, la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini. Andando a Betlemme, l’uomo "ascolta" queste parole: "ecco, arriva il tuo salvatore … e tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata".

L’avvenimento accaduto a Betlemme è dunque assolutamente unico poiché è un avvenimento di rivelazione divina: in esso Dio rivela la sua bontà ed il suo amore per gli uomini. L’avvenimento di Betlemme ha un dimensione divina.

Ciò che fa tornare al loro lavoro i pastori "glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito", era che in quel bambino è dato all’uomo di vedere Dio stesso, poiché quel bambino è Dio stesso: è l’Unigenito del Padre generato da Maria nella nostra natura umana. La bontà di Dio ed il suo amore per gli uomini si rendono visibili, palpabili ed udibili perché quel bambino è "il Verbo [che]si è fatto carne e venne ad abitare fra noi". La bontà di Dio ed il suo amore per gli uomini ha preso una forma ed un nome nella storia dell’uomo: si chiama Gesù Cristo. Ecco la vera, unica, sconvolgente novità della storia: Dio fatto uomo che oggi possiamo contemplare bambino.

Ma ciò che non finisce di stupire è la forma che ha assunto la bontà di Dio e l’amore per gli uomini in Cristo: la forma della misericordia. "Egli ci ha salvati" ci dice l’apostolo "non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per la sua misericordia". Dio non risponde al nostro bisogno, ai nostri dolori, alle nostre paure con un discorso o un comandamento che ci chiede di osservare. Lui risponde facendosi uno di noi, condividendo con noi la nostra vita perché noi potessimo condividere con Lui la sua Vita.

2. "Perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza della vita eterna". L’avvenimento che i pastori andarono a vedere a Betlemme, ha anche un’essenziale dimensione umana. Essa consiste nel cambiamento della condizione umana da una condizione priva di una speranza di vita eterna ad una condizione di speranza di vita eterna: l’uomo diseredato diventa erede della vita eterna.

Poiché "con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo" [Cost. past. Gaudium et Spes 22; EV 1/1386] perché ogni uomo potesse divenire partecipe della stessa Vita divina, l’uomo non è più destinato ad una morte eterna, al nulla definitivo. All’uomo che nel profondo del suo cuore si interroga sulla sorte finale della sua propria persona, della persona dei suoi cari, dell’intera vicenda umana, l’avvenimento accaduto oggi a Betlemme risponde che in Cristo è egli stato fatto "erede, secondo la speranza, della vita eterna".

La Chiesa celebra oggi il mistero dell’incarnazione del Verbo per far incontrare ogni uomo con Cristo, perché Cristo possa percorrere con ciascuno la via della vita: nella luce di quella verità sull’uomo, contenuta nel mistero della Incarnazione; nella forza di quell’amore di Dio per l’uomo, apparsa oggi come misericordia che salva. Così sia per ciascuno di noi; così accada nella vita di ciascuno di noi.