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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


III DOMENICA DI QUARESIMA (B)
Pontemaodino - Caprile
23 marzo 2003

1. "In quei giorni Dio pronunziò tutte queste parole: Io sono il Signore tuo Dio …". Carissimi fedeli, a metà circa del nostro cammino quaresimale, la Chiesa oggi ci fa leggere e meditare la narrazione di un fatto fondamentale nella storia della nostra salvezza: il dono dei dieci comandamenti. Queste "dieci parole" non sono in primo luogo, nonostante la loro formulazione, dieci proibizioni che interdicono l’uso della nostra libertà. Sono un dono che Dio fa all’uomo perché non torni alla condizione di schiavitù, ma possa camminare sui sentieri della libertà. Dio sa di che cosa l’uomo ha bisogno perché sia veramente felice: le "dieci parole" indicano la via della vera felicità, come abbiamo detto nel Salmo responsoriale: "la legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice".

Ma c’è qualcosa di più profondo nell’insegnamento che oggi la parola di Dio ci dona. Secondo la tradizione biblica i dieci comandamenti sono stati scolpiti nella pietra: sono cioè comandi immutabili, invariabili e perenni. Ma più che nella pietra il Signore li ha scolpiti nel cuore di ciascuno di noi come legge morale e universale. È per questo che questi comandamenti costituiscono la base di ogni vero umanesimo: di ogni autentica realizzazione di noi stessi e di ogni vera società umana. Essi infatti salvano l’uomo dalla forza distruttiva dell’egoismo, dell’odio e della menzogna. Lo liberano dagli idoli che in realtà rendono schiavo l’uomo: l’amore di sé fino all’esclusione di Dio; l’avidità di potere e di piacere che sovverte spesso l’ordine della giustizia e degrada la dignità dell’uomo.

E qui troviamo il senso profondo della pagina evangelica. Gesù, con una violenza inaudita, compie la purificazione del tempio profanata dalla sete di guadagno degli uomini. Richiesto dell’autorità con cui faceva questo, impedendo in tal modo il normale svolgimento della liturgia, Gesù risponde: "distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Ed annota l’evangelista: "ma egli parlava del tempio del suo corpo". Cioè: Cristo è capace di purificare il tempio, ha l’autorità di ristabilire il vero culto di Dio perché è morto ed il terzo giorno è risuscitato. Ha ricostruito in sé il vero tempio di Dio nel quale anche ciascuno di noi, purificato dal suo sangue, può presentarsi al Padre "a compiere il servizio sacerdotale".

Vedete, carissimi, il profondo legame che stringe le due pagine bibliche? Il sacrificio gradito a Dio è il nostro cuore docile alla legge del Signore; è l’obbedienza della nostra libertà ai comandamenti del Signore. Noi possiamo offrire questo sacrificio con Cristo ed in Cristo, perché "ciò che era impossibile alla legge … Dio lo ha reso possibile mandando il proprio Figlio … perché la giustizia della legge si compisse in noi" [cfr. Rom 8,3-4].

2. Carissimi, oggi concludiamo la Sacra Visita Pastorale. Quale dono ci ha fatto il Signore con la sua Parola!

Il Vescovo è rimasto fra voi durante questa settimana precisamente per esortarvi a camminare nella via indicata dalla legge del Signore; per orientarvi ad una comunione di fede sempre più intima con Cristo, quali tralci nella vite, "perché la giustizia della legge divina possa compiersi in voi".

Vi lascio con questo grande pensiero: uniti a Cristo mediante la fede, nutrita da una costante catechesi e mediante i santi sacramenti celebrati con profonda devozione, seguite la via del Signore.