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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XXIX SETTIMANA PER ANNUM
Apertura Visita pastorale – Porotto 21 ottobre 2001

1. "Carissimo, rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto". Carissimi fedeli, l’esortazione apostolica giunge particolarmente opportuna all’inizio della nostra Visita pastorale, sia perché essa richiama un’esigenza essenziale della vita cristiana sia perché essa ci fa capire bene il significato dell’atto che stiamo iniziando.

L’esigenza della vita cristiana. Questa nasce dall’ascolto di una Parola che non è solo umana o da un insegnamento elaborato sapientemente da menti umane. La nostra vita cristiana nasce dall’ascolto della Parola di Dio scritta nelle Sacre Scritture e trasmessa dalla predicazione della Chiesa. Dice infatti l’Apostolo: "tutta la Scrittura … è ispirata da Dio e utile per insegnare … perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona". Scrivendo poi ai cristiani di Tessalonica, dice, : "avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parole di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete" [1Tess 2,13]. Dio ci parla, rivolge a noi la sua stessa Parola e lo fa sia attraverso la predicazione della Chiesa sia attraverso la S. Scrittura. Di questa Parola noi dobbiamo continuamente nutrire la nostra vita; ad essa dobbiamo continuamente ispirarci.

E’ dentro a questa fondamentale esigenza, questo rapporto originario di ogni cristiano colla Parola di Dio, che si colloca la mia venuta in mezzo a voi a compiere la Visita pastorale. Ascoltiamo che cosa dice l’apostolo al suo discepolo Timoteo "annuncia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna…". Il Vescovo viene in mezzo a voi perché sia continuato l’annuncio di quella Parola divina che opera in chi l’accoglie con fede. La Visita pastorale è il momento in cui il Vescovo viene ad esortarvi "con ogni magnanimità e dottrina" perché possiate "comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio" [Col 1,10].

2. "In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai".

Strettamente legato a quanto vi dicevo poc’anzi sul fatto che Dio parla all’uomo è l’insegnamento che Gesù ci dona sulla preghiera: anzi "sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai".

Carissimi fedeli, questa parabola evangelica vuole rispondere ad una domanda che ciascuno di noi porta dentro al suo cuore, specialmente in questi giorni bui e triti. Quale domanda?

Nella parabola, avete sentito, si parla di una vedova che ha bisogno di essere difesa da chi ha il potere di farlo. Questa condizione richiama per tanti versi la nostra situazione attuale: di uomini e di discepoli del Signore. Anche noi siamo stretti dentro a preoccupazioni, ad ansie, a paure dalle quali non riusciamo a liberarci. E’ forte la tentazione di perdere la speranza, di pensare che la storia umana sia in balia dei furbi e dei prepotenti e che da essa sia assente la possibilità della giustizia.

Dentro a questa condizione, risuona in primo luogo la solenne promessa di Cristo: "E Dio non farà giustizia ai suoi eletti? … vi dico che farà loro giustizia prontamente". Il ritardo di Dio non è dovuto alla noncuranza, ma alla pazienza di Dio che con l’attesa vuole lasciare spazio alla conversione e alla salvezza [cfr. 2Pt 3,9].

La certezza che Dio ha promesso genera in noi la preghiera. Essere sicuri che Dio farà giustizia è la condizione di una preghiera costante e coraggiosa: "Padre, venga il tuo Regno!".

E’ questa preghiera la nostra forza: come la preghiera di Mosè è stata la forza di Israele.