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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


IN MEMORIA DI MONS. ZAMA
Cologna 21 giugno 1997

1. “Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro”.
Fratelli, sorelle: queste parole di S. Paolo ci introducono profondamente nel mistero della vita di Mons. Zama Zamboni. E bene ha fatto il Rev.do Arciprete di Cologna, don Rino Lotto, bene ha fatto la distinta municipalità di Berra qui presente nella persona del Sig. Sindaco, a ricordare questa straordinaria figura di sacerdote. Nessun popolo può conservare la sua identità, se non custodisce la memoria di chi colla vita e la parola lo ha generato. E noi credenti non possiamo dimenticare il precetto biblico: “Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede” (Eb 13,7).
Considerare attentamente l’esito del loro tenore di vita: quale fu il tenore di vita di Mons. Zamboni? Quello di chi non vive più per se stesso, ma per Colui che è morto e risuscitato per noi. Si, fratelli e sorelle: il sacerdote vive di e in questo riferimento a Cristo morto e risorto. Egli non si appartiene più (non vive più per se stesso), “al pensiero che uno è morto per tutti”. E quindi il riferimento a Cristo genera il riferimento all’uomo.
 Mons. Zamboni visse per Cristo: tutte le testimonianza storiche che ho potuto leggere, sono unanimi nel sottolineare la sua profonda vita interiore, fatta di preghiera e di adorazione eucaristica.
 Ma forse ciò che colpisce di più nella sua esistenza, è il suo essere al servizi dell’uomo. Radicato nel dono che Cristo ha fatto di se stesso, Mons. Zamboni fu il “servo povero ed umile” di tutti. Egli servì l’uomo in tutti i suoi veri bisogni. In primo luogo, nel bisogno che ciascuno di noi ha di incontrarsi col Dio vivente: basta dare anche una semplice scorsa alla documentazione storica. Si vede l’intensa preoccupazione del pastore di assicurare ai suoi fedeli un costante annuncio della Parola di Dio, una fedele amministrazione dei misteri di Dio. Ma l’uomo che Mons. Zamboni incontrava su queste strade di Cologna, era un uomo devastato da una miseria per noi oggi incredibile: l’uomo di Dio si privava anche del suo cibo quotidiano per darlo ai suoi poveri. Al punto che questa carità, minacciava la sua stessa sopravvivenza, così che i Superiori, anche per questo, decisero di trasferirlo a Ravenna. Ma la povertà che Mons. Zamboni incontrava non era solo povero di pane: era povero di istruzione. E l’ignoranza è la madre di tutti i mali. Il santo arciprete insegnerà lui stesso a molti a scrivere e leggere.
 Ecco, questo fu il tenore di vita di chi “al pensiero che uno è morto per tutti” non può più vivere per se stesso, ma per Colui che è morto e risuscitato per noi tutti.

2.  Carissimi fedeli di Cologna! Custodite, venerate la memoria di questo grande testimone di fede: la memoria del giusto è sempre una benedizione per il suo popolo.
 Stiamo celebrando quel sacrifico di Cristo, dal quale sgorga ogni santità cristiana: nutritevi di questo amore. La vita vale nella misura in cui ne facciamo dono. La santità, in fondo, non è che la perfezione dell’amore. E’ per questo che non c’è che una sola, vera infelicità: quella di non essere santi! Cioè: quella di non vivere più “per se stesso, ma per Colui che è morto e risuscitato” per noi tutti.