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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


TERZA DOMENICA DI PASQUA
21 aprile 1996

Vorrei che ciascuno di voi permettesse a questa pagine del Vangelo, una pagina stupenda, di penetrare e di dimorare nel vostro cuore, in primo luogo di voi che state ricevendo lo Spirito Santo nel sacramento della Cresima.

1.  Per capirla, dobbiamo riascoltare con tutta l’anima, la prima lettura. Essa riferisce il discorso che Pietro fa il giorno di Pentecoste: il giorno in cui lo Spirito Santo discende nel cuore degli uomini. E’ il giorno in cui accade per la prima volta ciò che fra poco accadrà anche fra noi: e dunque queste parole sono rivolte a ciascuno di noi. Che cosa dice l’Apostolo? Una sola cosa: “Questo Gesù, Dio l’ha risuscitato e noi ne siamo testimoni”. Ecco il fatto che ha cambiato tutto: la nostra vicenda umana, la storia umana, tutta la creazione. Dio lo ha risuscitato! Cioè: un morto, Gesù crocifisso, è ritornato alla vita, ma non alla vita di prima, ancora destinata alla morte. E’ ritornato a vivere di una vita nuova, una vita che non può più morire. Ecco come lo spiega S. Pietro: “Si rallegrò, il mio cuore ed esultò la mia lingua ...” Dunque, Gesù è vivo, vivo in carne ed ossa come me e come te, con un cuore che pulsa come il mio ed il tuo.
 Non lasciare cadere nel vuoto questa notizia; non uscire da questa Chiesa come de non l’avessi udita. E voi, non potrete più vivere come prima: avete incontrato il Signore vivo!

2. Ma a questo punto, voi chiederete: “e come possiamo incontrarlo, il Signore? Dove è il Signore perché io possa incontrarlo?”. Il Vangelo, che descrive l’incontro di due uomini col Signore Risorto, ti risponde precisamente a queste domande.
 Cominciamo col vedere chi erano questi due uomini: in essi possiamo ritrovare ciascuno di noi. Sono “in cammino”: ciascuno di noi è sempre in cammino. La nostra vita è come un cammino, verso che cosa? Quale è la meta ultima della nostra giornata terrena? Ascoltate: “noi speravamo che fosse lui a liberare Israele”. Ecco l’uomo: una speranza delusa! Portiamo nel cuore una grande attesa, una infinita sete di beatitudine e di vita. Essi avevano pensato che finalmente tutto questo avrebbe avuto compimento. Niente! Perché? Perché è morto. Ecco che cosa ci rende “disperati”: l’impossibilità di sfuggire alla morte. Per cui non si è trovato rimedio migliore che quello di non pensarci.
 Ed ecco il miracolo della nostra vita: “Gesù in persona si accostò e camminava con loro”. L’unico, vero miracolo che può veramente cambiare la vita: Gesù risorto che si rende compagno del nostro viaggio: la compagnia del Risorto. Come avviene questa compagnia? I due discepoli diranno: “non ci ardeva forse il cuore ...” Il Signore risorto ci parla: ci sta parlando anche ora. Non solo nel senso che le mie parole percuotono le vostre orecchie. Egli, mediante questa parola, entra nel nostro cuore e risuscita la nostra speranza morta. Voi sentite rinascere dentro di voi la gioia del vivere. Ma questo non è tutto. Ascoltate: “Quando fu a tavola ...”. Noi lo “vediamo”, vediamo il suo volto quando celebriamo l’Eucarestia. Ecco come accade il miracolo della sua compagnia: l’annuncio che ci viene fatto della sua parola e la celebrazione dell’Eucarestia.
 Carissimi ragazzi, voi oggi riceverete lo Spirito Santo: Lui precisamente vi istruisce interiormente perché quando ascoltate la predicazione, la catechesi e quando celebrate l’Eucarestia, vi dona l’esperienza della compagnia del Signore Risorto.
 E quale è la conseguenza di questa “compagnia”? Ora dobbiamo ascoltare bene la seconda lettura che abbiamo fatto. “Voi sapete che ...” . Ecco la prima conseguenza: prendere coscienza della dignità, del valore della vita. La vita non va consumata: è un tesoro prezioso. E poi: “la vostra speranza è fissata in Dio”. Vi ricordate? L’uomo prima che si imbatta nella compagnia del Signore Risorto, ha perduto la speranza. Ora nella compagnia col Signore, recupera una speranza che “fissa in Dio” e niente e nessuno potrà deluderci.

 Da questo, infine, possiamo riconoscere di avere veramente incontrato il Signore risorto: il nostro cuore ha in sé una speranza viva, ha la gioia di vivere. Ecco che cosa il Signore vuole ora donarvi.