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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


OMELIA FESTA RINGRAZIAMENTO
19 novembre 1995

1. “... non abbiamo mangiato gratuitamente il pane... ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno”. La parola dell’apostolo risuona con particolare verità oggi, in questa santa Cattedrale, durante l’Eucarestia, nella quale volete ringraziare il Signore dei frutti del vostro lavoro. Ed è un ringraziamento singolare, il vostro, poiché portate alla presenza del Signore cinquanta anni di vita, della vostra Federazione provinciale. “Abbiamo  lavorato con fatica e sforzo” dice l’Apostolo e ciascuno di voi lo può dire di se stesso. In questa fatica e sforzo c’è qualcosa di grande e di utile, che rende il vostro lavoro singolarmente prezioso. Senza il vostro lavoro, la Chiesa non potrebbe celebrare l’Eucarestia: siete voi che ci offrite quel pane e quel vino che diventano il corpo e il sangue di Cristo. Tutta la Chiesa vi deve dire oggi il suo grazie. Non solo. Ma ogni volta che diciamo: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, noi sappiamo che il Padre esaudisce la nostra preghiera attraverso il vostro lavoro. Ma la dignità del vostro lavoro risulta anche da altre ragioni. Vorrei soffermarmi con voi su una in particolare poiché essa ci fa capire alcune verità importanti non solo per voi, ma per tutti.
Il vostro lavoro consiste nella “coltivazione della terra”. Esso, cioè, vi mette in un rapporto singolare con la natura, la natura che è la casa che il Signore ha creato perché l’uomo vi abitasse. Ora due sono gli atteggiamenti sbagliati che l’uomo può avere nei confronti della natura. Il primo consiste nel ritenersi padrone assoluto della natura. Chi pensa così, non “coltiva” la terra, ma vuole “sfruttarla”. Questa attitudine porta alla distruzione della nostra casa,  la natura creata dal Signore o, comunque ha già introdotto in essa e nei suoi delicati equilibri germi di possibili distruzioni. Ma non è meno contrario alla dignità della persona umana il ritenere la natura come una sorta di divinità davanti alla quale l’uomo deve semplicemente sottomettersi. Non meno contraria alla dignità della persona perché questa sorta di idolatria della natura, questa “religione ecologista”, parte sempre da una visione della persona, che non ne sa cogliere l’assoluta originalità nell’universo. L’uomo non è il frammento o la parte di un tutto: è unico e vale più che l’universo intero. Sia l’idea di un dominio assoluto dell’uomo sulla natura sia l’idea di un dominio assoluto della natura sull’uomo sono false.
La liturgia della Chiesa esprime in modo mirabile e semplice il rapporto dell’uomo colla natura. Essa così prega: “A tua immagine hai formato l’uomo, alla sue mani operose hai affidato l’universo perché nella obbedienza a Te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato” (Preghiera eucaristica IV). L’uomo è chiamato, unica fra tutte le creature, ad esercitare un vero e proprio dominio su tutto il creato (contro ogni forma di esasperato ecologismo). Questo dominio non è assoluto, poiché l’uomo lo deve esercitare nella obbedienza al suo Creatore (contro ogni idea di libertà sradicata dalla natura).
Sempre nella prima lettura, l’Apostolo Paolo ci esorta nel Signore a non vivere disordinatamente, senza far nulla ed in continua agitazione. E nello stesso tempo a “mangiare il proprio pane lavorando in pace”. Non dovete lasciarvi, cioè vincere dall’oziosità, ma neppure lasciarvi prendere da una tale fame e sete di benessere, da dimenticare che i valori dello spirito sono ben più importanti e necessari dei valori materiali.

2. “Verranno i giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”. Nessuno più di voi è consapevole della fragilità di tutta l’opera umana. A volte in pochi minuti voi vedete distruggere il frutto del lavoro di un anno. Ebbene, oggi il Signore vuole che in ciascuno di noi si approfondisca la consapevolezza che questo mondo, questo mondo che anche voi avete costruito con le vostre mani, è destinato a finire. Quando ci rendiamo conto di questo, come i discepoli siamo subito portati a chiedere: “quando accadrà questo?”. Ma Egli si è rifiutato e si rifiuterà di rispondere a questa domanda. E’ venuto ad insegnarci che il mondo ha avuto dal Padre il suo inizio ad avrà in Lui il suo fine e ci insegna a vivere il presente “nell’attesa che si compirà la beata speranza” che cosa significa vivere in questo modo? Gesù ce lo insegna nel suo Santo Evangelo.
- “Non vi terrorizzate”. Gesù vuole che togliamo dal nostro cuore ogni ansia ed allarmismo. Che non rinunciamo alla nostra dignità di persone ragionevoli affidandoci alla magia per conoscere il nostro futuro. Gesù ci fa il dono di una vita che si lascia guidare dalla fiducia nel Padre, in un atteggiamento di dono e di amore che ha già vinto la morte.
- “Questo vi darà occasione di rendere testimonianza”. Il Signore ci dona questo tempo perché viviamo nella fedeltà del suo Vangelo. Avrete difficoltà se sarete fedeli discepoli del Signore “ ma nemmeno un capello del vostro capo perirà”. Pensare che si possa vivere il Vangelo nell’accordo col mondo è pura illusione. In forza della nostra testimonianza di vita cristiana, già ora viene nel nostro mondo il Regno di Dio.

L’universo finirà poiché tutto ciò che ha avuto inizio non può durare in eterno. E finirà male se continua ad ostinarsi nella sua incredulità, nel suo rifiuto del Vangelo. Tuttavia la vittoria non sarà del male. “Così dice il Signore: per voi cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”. La resurrezione di Gesù ce ne dà la certezza perché ne è l’anticipo: la misericordia di Dio sovrabbonderà dove è abbondata la miseria umana, a lode della gloria della sua grazia. Amen