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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


GIUBILEO DEL VOLONTARIATO
Cattedrale 17 giugno 2000

Testi liturgici: Tit 2,11-14
Lc 4,16-21]

1. "E’ apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini". L’apostolo Paolo descrive, con queste parole, l’avvenimento centrale di tutta la storia: è apparsa la grazia di Dio!

Trattasi di una rivelazione, di un fatto accaduto non in segreto ma apertamente e davanti ad ogni uomo, così che ad ogni uomo è data la possibilità di verificarne l’esistenza. Questo fatto è denominato, descritto sinteticamente come "il fatto della grazia di Dio". Esso cioè manifesta quale è l’attitudine che dimora nel cuore di Dio verso l’uomo: è grazia, è misericordia, è volontà di gratuita elargizione. Dopo che quel fatto è accaduto, i misteri del cuore di Dio, ciò che Egli pensa e prova nei confronti dell’uomo sono stati manifestati: sono sentimenti di grazia e di misericordia. E pertanto questo fatto, l’apparizione della grazia di Dio, è un fatto che apporta la salvezza all’uomo.

Leggendo il Vangelo, noi veniamo a conoscere esattamente quando e dove "è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini". "Oggi" dice il Signore "si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". La grazia di Dio è apparsa quando, venuta la pienezza dei tempi, Egli inviò il suo Figlio unigenito nato da una donna; è apparsa nella persona, nella vita e nella morte-risurrezione di Gesù Cristo. Egli è la grazia di Dio apportatrice di salvezza per tutti. Quanto infatti il profeta aveva annunciato: "annunziare ai poveri un lieto messaggio…", trova in Lui compimento. Egli infatti "ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo che gli appartenga".

Nella luce di queste parole, noi scopriamo il significato profondo dell’anno giubilare e di ogni celebrazione giubilare. La Chiesa è "in Cristo come un sacramento, o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano". Essa perciò deve continuamene essere illuminata dall’apparizione della grazia di Dio per esserne a sua volta sorgente luminosa, testimone per ogni uomo. Essa deve permanentemente dimorare dentro all’apparizione della grazia di Dio, nella sfera del Mistero della redenzione, che è il principio fondamentale della sua vita e della sua missione. L’anno del Giubileo è il momento opportuno per la Chiesa per radicarsi sempre più nel mistero della redenzione dell’uomo operata da Cristo.

2. Le letture che abbiano appena ascoltato sottolineano, mettono in risalto soprattutto quella che potremo chiamare "la dimensione umana" del mistero della redenzione, ciò che l’apparizione della grazia di Dio opera nell’uomo.

Essa, ci dice S. Paolo, "ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo". La dimensione umana del mistero della redenzione consiste in primo luogo in un "insegnamento", in una interiore illuminazione dell’uomo, in forza della quale questi "rinnega" quella parte di se stesso costituita da empietà e desideri mondani e viene orientato a vivere con giustizia. E’ cioè un cambiamento che accade nella coscienza che l’uomo ha di se stesso, nei contenuti di questa consapevolezza. La persona umana è ricostruita, è in un qualche modo nuovamente creata, poiché nel mistero della redenzione ella riscopre definitivamente la sua dignità ed il senso della sua esistenza in questo mondo.

L’empietà di cui parla l’Apostolo consiste nell’aver soffocato la verità nell’ingiustizia: la verità su Dio e la verità sull’uomo. Apparendo la grazia di Dio, questa verità viene liberata nella coscienza morale dell’uomo perché dia frutti di buone opere. Viene liberata in quanto nella luce della grazia di Dio, che è Cristo, l’uomo scopre l’intera misura della propria dignità. Questa scoperta genera nel cuore atti di gratitudine verso il Redentore, e di stupore nei confronti della grandezza di ogni uomo. La Chiesa esiste perché questa liberazione accada, dirigendo lo sguardo dell’uomo, indirizzando la coscienza e l’esperienza di tutta l’umanità verso il mistero di Cristo, aiutando ogni uomo ad avere familiarità con le profondità della grazia apparsa in Cristo [cfr. Giovanni Paolo II, lett. Enc. Redemptor hominis 10; EE/8, 28-30].

3. E’ in questo contesto che voi, associazioni di volontariato, dovete scoprire la vostra identità. Essa consiste nel fatto che voi – a parole ma soprattutto in opere – annunciate, proponete una visione dell’uomo nella società che può essere sintetizzata così: civiltà della verità sull’uomo e dell’amore per l’uomo. In sostanza siete un soggetto che propone il progetto di una cultura e di una correlativa organizzazione sociale a misura dell’amore dell’uomo per l’uomo. Non è questo il luogo per fare un’analisi rigorosa dei contenuti di questa "misura", incomparabilmente diversa da vaghe attitudini di filantropia.

Vorrei solo sottolineare il fatto che la vostra esistenza non deve essere giustificata solo come "ambulanza" che raccoglie i feriti dell’organizzazione sociale. Voi in fondo vi ponete dentro ad una società che si concepisce sempre più come "individualismo istituzionalizzato", per mostrare che essa è sbagliata, in quanto fatta non a misura della verità sull’uomo.

E mi è assai gradito che oggi nascano ufficialmente le "Misericordie di Ferrara", poiché uno dei segni più chiari in cui si evidenzia ciò che ho appena detto, è quanto accade nel mondo della sanità. E saluto quindi con affetto tutte le "Misericordie" presenti.

E’ apparsa la grazia: lasciamoci illuminare e guidare da essa perché possiamo vivere con sobrietà, giustizia e pietà.