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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA
17 marzo 1996

Continua il nostro cammino quaresimale verso la Pasqua. Con Cristo, tentato nel deserto, siamo incamminati verso la profonda trasformazione della nostra persona, trasfigurati in Lui. Perché questo lungo, difficile cammino possa realizzarsi, Egli ci fa dono della sua Rivelazione, interiorizzata in noi dal suo Spirito. Che cosa opera in noi questo dono? Ascoltiamo la sua parola.

1. “In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita”: cominciano i grandi misteri, comincia la storia di ciascuno di noi, cieco dalla nascita. La luce è ciò che rischiara l’oscurità, ciò che libera dalla paura che ispirano le tenebre, ciò che dà orientamento e quindi permette di camminare verso la meta. Il cieco è privo di tutto questo: è nelle tenebre. Tutto questo serve oggi alla parola di Dio come “segno” di una cecità di ordine spirituale. E’ nell’uomo, quando questi non sa più donde viene, dove va; ha perduto l’orientamento totale nella sua esistenza; vive per caso. Quale è l’occhio interiore, quel senso spirituale della vista che ci rischiara nell’oscurità del nostro destino, che ci libera dall’angoscia che ispira sempre l’ignoranza sul senso della vita e che ci fa conoscere il significato della vita? Esso è la nostra intelligenza: la luce che è in noi. L’uomo è cieco, quando questa capacità si ottunde: l’ottusità spirituale che ci rende schiavi del sensibile, che ci impedisce di vedere in profondità oltre i nostri sensi. E’ questa una cecità dalla nascita: l’uomo se la sente dentro e non riesce a liberarsene.
 Accade qualcosa di straordinario: Gesù passa e vede che l’uomo è cieco. Egli fa di se stesso una rivelazione stupenda: “sono la luce del mondo”. Cioè: sono venuto proprio per liberare l’uomo dalla sua cecità interiore, dalla sua ottusità interiore. Fa piaga nel suo cuore la nostra condizione: vide un uomo cieco. Ed allora  che cosa succede? Quale è l’incontro delle tenebre colla luce? “Fece del fango ... va a lavarti”. La luce ci viene donata attraverso una operazione spirituale che viene indicato dall’atto fisico del “lavarsi”: Gesù ci dona la vista attraverso la purificazione del cuore. Senza questa purificazione, il cieco nato non acquista la vista. La prima condizione per essere guariti è la convinzione di essere ammalati. Se uno è ammalato, ma si crede sano, morirà: “se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: noi vediamo, il vostro peccato rimane”. Alla luce di Cristo, non si oppone la nostra cecità, ma la nostra presunzione. Come si manifesta oggi questa presunzione? In due modi, soprattutto. Si ritiene che non esista nessuna distinzione fra bene e male, ma solo fra ciò che è utile o dannoso, piacevole o spiacevole. Di conseguenza, si riducono i nostri mali solo a mali di carattere materiale o psicologico. Ed infine non giungiamo mai ad una confessione vera e propria della nostra vera, ultima malattia: il peccato. Siamo ciechi convinti di vederci. Anzi siamo arrivati al punto di ritenere che la luce di Cristo sia il male per l’uomo.
 Ma la purificazione del cuore non è sufficiente. Il cieco nato, già guarito, non sa ancora chi è Cristo. Questa liberazione non è fine a se stessa: essa è orientata all’incontro con Cristo. E’ nell’incontro con Lui che l’uomo riacquista finalmente la luce interiore. E’ Lui che si rivela a chi ha il cuore umile e pentito: il povero grida e Dio lo ascolta. Gesù ci guarisce e ci salva rivelandoci la sua Persona, perché nella sua Persona sentiamo l’amore al Padre. “Chi vede me, vede il Padre”. “Nel mistero della sua Incarnazione Egli si fa guida dell’uomo che camminava nelle tenebre”.
 Ma tutto questo avviene nel contesto di una lotta, di una sorta di “processo” intentato contro Cristo e contro l’uomo che lo incontra.

2. “Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore”.
In realtà quanto è raccontato nel Vangelo è già accaduto in noi: è stato il momento del Battesimo, chiamato anche “illuminazione”. E’ nel Battesimo che siamo stati lavati ed ora siano luce nel Signore.
Può succedere che non ci siamo mai appropriati di ciò che il Battesimo ha causato in noi: come se una forza fosse stata bloccata, una sorgente sigillata. La Quaresima ci è donata perché quanto allora è accaduto senza di noi, ora produca i suoi frutti in pienezza. Quali sono questi frutti? “Il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”.
 Fratelli e sorelle: la luce di Cristo sia nella nostra vita ed illumini la nostra esistenza, la luce che ci porta alla vita, la luce della Verità. Amen.