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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


ASSUNZIONE AL CIELO DI MARIA
15 agosto 1999

1. "Oggi la Vergine Maria, Madre di Cristo tuo Figlio e nostro Signore, è stata assunta nella gloria del cielo. In Lei, primizia ed immagine della Chiesa, hai rivelato il compimento del mistero di salvezza".

Con queste parole oggi la S. Chiesa, come sentirete fra poco, ci introduce nella grande preghiera eucaristica. Queste parole esprimono l’avvenimento che noi oggi celebriamo ed il significato che esso ha all’interno di quella mirabile storia della salvezza pensata dal Padre fin dall’eternità.

L’avvenimento: "oggi la Vergine Maria, madre di Cristo, è stata assunta nella gloria del cielo". Ogni giusto che muore nella pace di Cristo, è introdotto al termine della sua vita terrena nella gloria della vita eterna. Questa glorificazione della nostra persona, tuttavia, non è totale, nel senso che da essa è temporaneamente escluso il nostro corpo che dovrà subire l’intera corruzione nel sepolcro.

Ciò non è successo alla persona di Maria, madre di Cristo. Ella, terminato il corso della sua vita terrena, è stata introdotta con tutta la sua persona nella partecipazione gloriosa della vita divina. Il suo corpo non ha conosciuto la corruzione del sepolcro, ma è stato subito glorificato. Era infatti sommamente conveniente che il corpo nel quale il Verbo concepito nella nostra natura umana aveva abitato nove mesi, conoscesse la corruzione del sepolcro.

Questo è, carissimi fratelli e sorelle, il fatto per cui oggi è "veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza" lodare e ringraziare il Padre da cui viene ogni dono, per aver così intimamente associata Maria al suo Figlio unigenito, per averla così glorificata.

Quale è il significato intimo di questo fatto? Nella mirabile sapienza con cui il Padre governa il mondo e compie la nostra salvezza, nulla accade per caso: ogni fatto è carico di immenso significato per il legame che lo unisce ad ogni altro. Le parole della liturgia da me citate all’inizio dicono: "in Lei [Maria], primizia ed immagine della Chiesa, hai rivelato il compimento del mistero di salvezza". Ecco, questo è il significato del fatto che oggi ricordiamo. L’assunzione al cielo di Maria rivela "il compimento", cioè il fine ultimo a cui mira l’opera della salvezza compiuta dal Cristo e partecipata a noi attraverso la fede e i sacramenti.

A questo punto dobbiamo riascoltare attentamente S. Paolo: "Fratelli, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti".

La parola paolina risponde alla domanda che ciascun uomo si fa di fronte alla morte: quale è la sorte dei morti? Che cosa è la morte? È la caduta di tutta la persona nel nulla eterno? Per cui, alla fine, l’ultima parola la dice la morte: oltre silenzio del nulla? L’apostolo enuncia il fatto centrale della fede cristiana: "Cristo è risuscitato dai morti". E’ qui necessario chiarire esattamente il senso preciso di questa affermazione. Dire che Cristo "è risuscitato dai morti" significa che Gesù di Nazareth, un uomo morto duemila anni fa sulla croce, oggi è veramente, realmente vivo: vivo col e nel suo corpo. Non vivo nel suo messaggio; nel ricordo dei credenti; nel suo influsso nella storia. No: vivo corporalmente nella sua propria identità personale.

Ma l’apostolo chiama il Signore risorto "primizia di coloro che sono morti". Nella tradizione ebraica la "primizia" era il primo manipolo prelevato dalla messe ed offerto a Dio. Pertanto, la "primizia" rappresentava l’inizio e la certezza della messe che sarebbe stata raccolta poco dopo. La risurrezione di Cristo quindi sta ad indicare che è avvenuto un cambiamento radicale nella condizione umana. Quale? L’ultimo nemico, la morte, è stato annientato. Ciò che è accaduto a Gesù, accadrà in ciascuno di noi: anche noi "risorgeremo" fisicamente, corporalmente. Tutta la nostra persona – anima e corpo – parteciperà alla vittoria di Cristo sulla croce. Noi siamo cristiani solo se riteniamo con certezza vero questo: "come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo".

L’assunzione al cielo di Maria, il fatto cioè che la sua persona – corpo e anima – abbia ricevuto la vita in Cristo; che nella sua persona il vero nemico dell’uomo, la morte, sia stato annientato, dimostra la verità della risurrezione di Cristo e la nostra chiamata alla vita eterna e non alla morte eterna. Diremo fra poco: "in Lei [Maria assunta] … ha fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza".

2. C’è un aspetto del mistero che oggi celebriamo, sul quale vorrei attirare brevemente, concludendo, la vostra attenzione.

La salvezza in Cristo riguarda l’intera nostra persona: non solo in quanto essa è spirito, ma anche in quanto essa è corpo. La solennità di oggi ci aiuta a comprendere che il corpo non è "qualcosa di cui fare uso", ma "è noi stessi". La separazione del corpo dalla persona è la più devastante delle disintegrazioni che possano accadere in noi. Questa separazione riduce il corpo ad oggetto di uso e/o di piacere, degradando in esso anche la persona. Questa forma di pseudo-spiritualismo si coniuga spesso con un esercizio della libertà intesa come mera possibilità, conducendo la persona in un deserto di senso. La redenzione del corpo è parte costitutiva della redenzione della persona.

Carissimi fratelli e sorelle: la Chiesa ci invita oggi a rallegrarci in questa solennità della Vergine Maria. In Lei vediamo chiaramente anticipato il nostro destino finale. Ci conceda ella di vivere in questo mondo, "costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria"