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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


VI DOMENICA PER ANNUM (B)
Convegno Nazionale Movimento Rinascita Cristiana
Corpus Domini, 15 febbraio 2003

1. "Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: lo voglio, guarisci". Carissimi fratelli e sorelle, l’incontro di Cristo colla miseria umana è qui narrato in tutti i suoi elementi sostanziali. Esso (incontro) non è stato solo un dialogo fra Cristo e l’uomo come nella straordinaria sua fede chiederà il centurione ["di soltanto una parola"]; è stato un "toccare": "lo toccò". Il lebbroso era l’intoccabile; al fine di evitare qualsiasi incontro con lui, gli era imposto di vivere in luoghi deserti, in attesa della morte. Cristo non lo guarisce a distanza, colla sola sua parola, ma toccandolo. Non posso non pensare a questo punto all’inizio della prima lettera di Giovanni: "ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostro occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita". Il Verbo della vita è stato toccato dalle nostre mani perché si è incarnato: Egli si è reso partecipe della mostra stessa condizione umana. La guarigione del lebbroso passa inscindibilmente attraverso il contatto fisico ["lo toccò"] e la parola ["gli disse: lo voglio, guarisci"].

Ma la narrazione evangelica continua attraverso il resoconto di un avvenimento che troveremo spesso nelle pagine del Vangelo di Marco: da una parte chi incontra Gesù non può tacere quanto ha vissuto causando un movimento di folle verso la sua persona, dall’altra Gesù fugge e si ritira in solitudine. Come mai? Che cosa è l’incontro con Cristo, che cosa accada veramente in esso e mediante esso può essere chiaro solo dopo la sua sofferenza redentiva e la sua risurrezione. Da quel momento in poi non solo non ci sarà più nessun rimprovero a chi proclama che Gesù il Cristo è il Figli di Dio crocefisso e risorto per noi, ma al contrario sarà chiesto ad ogni discepolo di testimoniarlo.

E così questa pagina evangelica ci introduce pienamente nel mistero cristiano, se – come si deve sempre fare – la leggiamo dentro alla Liturgia che stiamo celebrando. Dio si fa uomo perché condividendo fino alla morte la condizione umana, liberi l’uomo dalla sua "lebbra". La logica soteriologica è la logica dell’incarnazione: Dio si è fatto uomo perché l’uomo fosse divinizzato.

2. Carissimi fratelli e sorelle, questa pagina evangelica è singolarmente illuminate per quanto state facendo nel vostro Convegno nazionale.

Esso infatti vi vede impegnati in una delle riflessioni oggi più difficili, ma più necessarie: il rapporto fra economia ed etica. Nella visione cristiana dell’uomo l’etica non è in primo luogo un insieme di regole da osservare, ma è la provocazione che la verità della persona muove fa alla libertà della medesima. È richiesta della verità di abitare dentro alla libertà, perché l’esercizio di questa non sia insensato. Ne deriva che l’etica, rispetto all’economia, non ha una funzione puramente regolativa dei suoi processi; ha un ruolo costitutivo. E ciò in ragione del fatto che il bene utile, fine dell’attività economica, non è il bene ultimo dell’uomo: esso cioè non denota lo sviluppo integrale della persona. Il bene ultimo dell’uomo è il bene morale [bonum honestum]. L’uno, il bene utile, pertanto va integrato nel bene morale della persona.

Non c’è opposizione, non c’è estraneità fra la razionalità etica e la razionalità economica. Da una parte l’attività economica non può spiegarsi pienamente senza una profonda radicazione morale; dall’altra "senza un’adeguata considerazione della dimensione scientifico-tecnica dello sviluppo economico, l’appello etico come quello della solidarietà rischia di svuotarsi. Risposte efficaci ai bisogni degli uomini non si trovano solo mediante l’impegno morale" [M. Toso, Umanesimo sociale, LAS – Roma 2001 pag. 204].

Questa integrazione del bene utile nel bene morale è opera in primo luogo del credente in Cristo. Grande è la sfida che oggi il discepolo laico del Signore deve raccogliere. Egli è chiamato a costruire un sociale umano che stia fra una concezione della polis come guardiano del mercato e una concezione della polis come sintesi e risposta di tutti i bisogni umani. Vivendo in Cristo, il discepolo apprende la verità intera sull’uomo ed è chiamato ad essere "sale" e "luce", facendo propria quella logica dell’Incarnazione appresa oggi dalla pagina evangelica.