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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XV DOMENICA PER ANNUM (A)
Lido Scacchi, Spina, Nazioni
14 luglio 2002

Per tre domeniche, ad iniziare da oggi, il Signore ci dona di ascoltare e meditare le "parabole del Regno". La descrizione cioè di sette [tante sono le parabole] situazioni o fatti che diventano, nella luce di Cristo, simboli/ immagini semplici mediante le quali siamo introdotti nella comprensione di ciò che Dio sta compiendo in mezzo a noi, del suo Regno cioè. Oggi ci viene donato di ascoltare la parabola del seminatore.

Attraverso di essa Gesù vuole donarci un duplice insegnamento: l’uno riguardante l’azione di Dio, l’altro riguardante la risposta dell’uomo. E così questa parabola ci dona una grande luce su come si costituisce l’Alleanza fra Dio e l’uomo: su come accade l’avvenimento della salvezza.

1. "Ecco, il seminatore uscì a seminare". Chi è questo seminatore che "esce" a donare all’uomo l’annuncio vero della salvezza? E’ Gesù stesso che "esce" dalla sua gloria divina e si veste dell’umiltà della nostra condizione umana. Per quale ragione? "a seminare". A spargere cioè nel terreno della storia umana la sua parola: "io come luce sono venuto nel mondo" dice Gesù di sé "perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre". Fra le tante parole umane, dentro al tessuto del discorso umano risuona anche una Parola che non è umana: è di Dio. Scrivendo ai cristiani di Tessalonca, l’apostolo Paolo dice "avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio che opera in voi che credete" [1Tess 2,13]. Carissimi fedeli, attraverso parola umane ogni domenica vi giunge la Parola di Dio: è Dio steso che vi parla. Se vi è difficile essere convinti di questo, sappiate che "è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione" [1Cor 1,21b].

La parabola di Gesù vuole in primo luogo mettere in risalto il primato della iniziativa di Dio nei nostri confronti. Ed anche la paradossalità di questa iniziativa. La parola di Dio è annunciata senza limitazioni: il grano è sparso ovunque. Ed è dotata di una sua propria forza. Dall’altra, questa Parola contiene una promessa, che non dice nulla a colui che è prigioniero della terra; parla in modo tanto semplice che l’uomo orgoglioso la ritiene insignificante.

2. "Voi dunque intendete la parabola del seminatore: …". Inizia così il secondo fondamentale insegnamento datoci dalla parabola: quello riguardante la risposta dell’uomo. La proposta divina non si impone: si propone alla nostra libertà. Ed il Signore prefigura le quattro possibili risposte, perché ciascuno di noi si confronti con questa parola e si specchi in essa.

Quando uno ascolta la proposta cristiana, ma non si sforza neppure di capire di che cosa si tratta e di come la sua persona ne sia interpellata, il maligno ha buon gioco: è semente seminata sulla strada.

Quando uno appare pieno di buona volontà, ma non consente alla proposta cristiana di scendere nel profondo del suo essere, allora, quando arriva il momento serio della vita, quello in cui "giunge una tribolazione o persecuzione", pensa e dice che aveva sì dato il proprio assenso alla fede, ma non pensava che le cose fossero così serie: e se ne va.

Quando la proposta cristiana scende sì nel profondo, ma il profondo è già occupato da altri interessi o legami – Gesù significativamente parla di "preoccupazione del mondo e inganno delle ricchezze" - il Vangelo viene soffocato e vanificato anche in chi aveva ben cominciato.

Alla fine, sta il discepolo vero. Egli è caratterizzato, come avete sentito, da tre fatti: "è colui che ascolta la parola, la comprende e porta frutto". La parola annunciata diventa la sorgente che determina le sue scelte.

Carissimi fedeli, avete sentito la beatitudine dettaci dal Signore: "beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono". Sia nel nostro cuore l’intima gioia di chi credendo ha potuto incontrare Colui che è luce e vita: l’intima consapevolezza che l’essere cristiani è la più grande fortuna che ci sia capitata.