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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


OMELIA S. ANTONIO DA PADOVA
13 giugno 1997

Carissimi fratelli e sorelle,

  S. Antonio è veramente un “caso” unico nella vita della Chiesa. Quantunque non abbia avuto in vita la importanza che altri santi ebbero nella vicenda storica della Chiesa, come il suo serafico Padre Francesco per esempio, tuttavia non si è lontano dal vero pensare che egli sia il santo più invocato dai fedeli. Il “caso Antonio” diventa il “mistero Antonio”: mistero di una santità che attrae ed ispira fiducia, così da meritare perfino il titolo di “santo dei miracoli”. E’ possibile penetrare un poco in questo mistero, per essere anche noi oggi consolati dal suo splendore ed affascinati dal suo carisma? Proviamoci a farlo, attraverso quella parola di Dio appena pronunciata.

1. Possediamo una brevissima lettera inviata da S. Francesco ad Antonio. Essa dice: “Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in tale occupazione, tu non estingua lo spirito della santa orazione e devozione, come è scritto nella Regola. Stai bene”. Antonio, a diversità degli altri frati, era un uomo dotto e divenne il primo maestro di teologia nell’ordine francescano, ma egli ha da Francesco stesso l’indicazione di come deve sapere ed insegnare ciò che sa: non estinguere lo spirito di preghiera e la piena disponibilità al Signore (la “devozione”).
 Se ora rileggiamo la prima lettura, vediamo che in essa si descrive quel tesoro della sapienza che Francesco riconosce in possesso di Antonio. Essa è un “tesoro inesauribile...insegnamento”. Chi cioè è in possesso di questa sapienza, regola tutta la sua vita in modo tale da attirarsi l’amicizia a Dio: è la guida, la luce che ti orienta secondo la volontà del Signore. Allora si capisce che ogni altro valore, è nulla in confronto ad essa. Ed infatti Antonio scelse la via della povertà, scelse la vita francescana, proprio perché preferì questa sapienza “a scettri e troni” e stimò “un nulla la ricchezza al suo confronto”.
 Dove si trova questa sapienza? Essa si trova in Cristo Verbo incarnato. “La regola e la vita dei frati minori è questa, cioè osservare il Santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo”, così comincia la Regola bollata di S. Francesco. Questa  la vera, unica sapienza: osservare il Santo Vangelo del Signore Nostro Gesù Cristo. E “tutto l’oro al suo confronto è un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l’argento”.

2. Ma c’è un aspetto nella santità di Antonio che rifulge di particolare splendore. Ascoltiamo il S. Vangelo: “Gesù disse loro: ...” Antonio fu uno straordinario predicatore del Vangelo. egli applico’ a se stesso le parole che avete sentito nella prima lettura: “Senza frode imparai e senza invidia io dono, non nascondo le sue ricchezze”. Egli non ha tenuto per sé le insondabili ricchezze della sapienza che è Cristo, ma le ha annunciate a tutti con un’instancabile predicazione. In lui si realizzò la parola del Vangelo: il Signore operava insieme ad Antonio e confermava la sua parola coni prodigi che l’accompagnavano.

Carissimi fratelli e sorelle, contemplando “la vita di coloro che hanno seguito fedelmente Cristo, ...... impariamo la via sicurissima per la quale ... potremo arrivare alla perfetta unione con Cristo, cioè alla santità” (Lumen Gentium 50,2). Sì: Antonio ci insegni questa “via sicurissima”, la via del S. Vangelo.