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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SERVI DEL DIO VIVENTE
Omelia ai sacerdoti
Lucca 13 febbraio 2003

1. "E il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio". Queste parole definiscono esattamene quel peccato di idolatria che fu la causa di tutti i mali di Israele, secondo l’interpretazione profetica della sua storia. Anzi quanto detto sopra circa il cuore di Salomone trova la sua ragione in un movimento spirituale precedente: "aveva distolto il cuore dal Signore Dio di Israele". Distogliere il cuore dal Signore, ecco l’essenza del peccato di idolatria, che in grado più o meno intenso ritroviamo in ogni peccato. La tradizione teologica cristiana ha un termine molto forte: aversio a Deo.

È questa la dimensione del peccato che già troviamo nella testimonianza del "principio", nel libro della Genesi [1-3]. Stando a questa testimonianza, il peccato è un atto della volontà della persona, che si configura come disobbedienza della libertà dell’uomo alla volontà di Dio: "Salomone non osservò quanto gli aveva comandato il Signore". Questa scelta, la decisione di non osservare il comandamento del Signore, implica sempre anche un giudizio falso circa il bene della persona. Distogliere il cuore dal Signore implica sempre un allontanamento dalla Verità, una falsificazione della propria esistenza: "chi … non osserva i suoi comandamenti è un bugiardo e la verità non è in lui" [1Gv 2,4]. Il segno di questa falsificazione della propria esistenza è il porre il proprio bene in una creatura dal valore limitato: "Salomone seguì Astarte … costruì un’altura in onore di Camos".

Ma quale è la Verità che non è più, che non dimora più in chi distoglie il suo cuore dal Signore? La pagina biblica che stiamo meditando non lascia dubbi: è la verità contenuta nell’Alleanza. Salomone distoglie il suo cuore dal Signore perché non è più fedele alla verità e ai comandamenti dell’Alleanza. La verità dell’Alleanza è mirabilmente definita dal seguente testo del Vaticano II: "Dio invisibile (cfr. Col. 1,15; 1Tim 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14 s) e si intrattiene con loro (Bar 3,38), per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé" [Cost. dogm. Dei Verbum 2; EV1/ ]. E’ la verità circa Dio come Colui che chiama l’uomo a vivere della sua stessa vita; è la verità circa l’uomo che è capacità di rapporto con Dio come "io" e "tu". Il peccato consiste nella menzogna riguardo Dio e l’uomo e nel rifiuto del dono e dell’amore, i quali sono la sorgente e l’inizio dell’intero universo dell’essere. La verità dell’Alleanza è Cristo; il Verbo incarnato "pieno di grazia e di verità", ed il peccato è il rifiuto nella libertà di questa verità.

Nelle sue vertiginose estasi Gemma ha sentito in se stessa tutto il peso di questo "mysterium iniquitatis" che disintegra l’unità originaria voluta da Dio: l’idolatria di Salomone è la causa della divisione del regno di Davide. Ha sentito tutto il peso del "mysterium iniquitatis" che pone l’uomo in una condizione di irreversibile derelizione.

2. "Ma non gli strapperò tutto il regno … per amore di Davide mio servo". È qui già adombrato quel mysterium pietatis che sarà pienamente rivelato nella Croce di Cristo: il "mistero di iniquità" che sussiste nella disobbedienza dell’uomo è dentro al "mistero della pietà", che sussiste nell’obbedienza di Cristo [cfr. Rom 5,12 ss]. L’obbedienza di Davide è più forte della disobbedienza di Salomone, così che la grazia sovrabbonda dover abbonda il peccato.

Quanto è stato prefigurato nell’Antica Alleanza rifulge in piena luce nella Nuova. Il "mistero della pietà" (cfr. 1Tim 3,15 e il commento che ne fa l’Es. Ap. Reconciliatio et paenitentia 19-20; EV 9/1134 – 1137] è il mistero stesso di Cristo, il mistero cioè della sua incarnazione e della redenzione. Esso è capace di penetrare dentro al mistero di iniquità, fino alle sue radici, fino al "cuore che si distoglie dal Signore", per suscitare in esso un movimento di conversione, per redimere l’uomo. "Qualsiasi cosa accada, è la misericordia che legge tutto ciò che è umano. La misericordia. Dio compie la vittoria sul male dentro la storia come positività" [L. Giussani]. È proprio in questa relazione, nella relazione alla Croce di Cristo, che viene svelata completamente l’intera verità del peccato. Ed è lo Spirito Santo, solo Lui, che manifesta all’intimo della coscienza morale dell’uomo come il mistero di iniquità viene vinto dal mistero della pietà, dal sacrificio dell’Agnello, il quale "fattosi obbediente fino alla morte" ripara la disobbedienza dell’uomo ed opera la redenzione del mondo: "agnus Dei qui tollis peccata mundi".

Gemma ha vissuto dentro a questo scontro fra il mistero di iniquità ed il mistero di pietà, anzi ha vissuto in sé questo scontro: si è sentita solidale con tutto il peccato del mondo dentro alla sua com-passione col Crocifisso che toglie tutto il peccato del mondo.

Carissimi fratelli, leggiamo nella Gaudium et spes che la Chiesa "si sente realmente ed intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia" [1, ; EV1/ ]. Nel testo paolino dove si parla del mistero di pietà, lo si connette intimamente col mistero della Chiesa. E’ il mistero di pietà il principio vitale che fa della Chiesa la casa di Dio, la colonna e il sostegno della verità. È per questo che la Chiesa "si sente realmente ed intimamente solidale col genere umano e con la sua storia". E’ questa solidarietà che si esprime in forma eminente nel nostro ministero pastorale, perché è in esso che si scontrano il mistero di iniquità e il mistero di pietà. Ciò accade perché celebriamo l’Eucarestia ed il senso intero della nostra vita è generato da questa celebrazione. Così sia.