home
biografia
video
audio
english
español
français
Deutsch
polski
한 국 어
1976/90
1991/95
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


OMELIA GIORNATA DEL MALATO
11 febbraio 1996

1. “Egli si è caricato delle nostre sofferenze”. In questo momento di grande mistero, poiché celebriamo il sacrifico dei nostri fratelli ammalati, come non mai dobbiamo metterci all’ascolto della parola di Dio. Solo essa può illuminarci circa il Mistero del sacrificio di Cristo, che continua nel sacrifico dei nostri fratelli e sorelle. ”Egli si è caricato delle nostre sofferenze”. Queste parole ci dicono in che modo Cristo si è avvicinato e si avvicina alle nostre sofferenze: assumendole e caricandole su se stesso. Questa assunzione, questo carico avviene in due modi.
 Il primo modo è descritto dal profeta con queste parole: “Egli è stato trafitto per i nostri delitti; schiacciato per le nostre iniquità”. Egli si è fatto carico della nostra sofferenza, nel senso che colla Sua sofferenza e colla Sua morte, ci ha liberati dalla morte eterna e dalla disperazione. Proprio mediante la Sua croce ha toccato la radice dei nostri mali, il peccato,  e ci ha redenti.
L’uomo dei dolori di cui parla il Profeta, è veramente quell’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Si può dire che la sua è una sofferenza “sostitutiva” perché è una sofferenza che ci redime: “per le sue piaghe noi siamo stati guariti”. Nella sua sofferenza i peccati vengono cancellati proprio perché Egli solo come Figlio unigenito poté prenderli su di sé, assumerli con quell’amore verso il Padre che supera il male di ogni peccato. Annienta questo male che si era insediato nei nostri rapporti con Dio e li muta profondamente. “Quando offrirà se stesso in espiazione ... il giusto mio servo ... giustificherà molti”.
 La pagina del Vangelo ci rivela l’altro modo con cui Cristo si fa carico delle nostre sofferenze. Egli guarisce gli ammalati. La malattia è un male che deve essere combattuto: non è una fatalità che deve essere subita. Questo comportamento di Cristo, descritto dal Vangelo, ha suscitato nella Chiesa e nella società tutta una serie di attività a favore della sofferenza. Quest’attività  ha assunto, nel corso dei secoli, forme istituzionali organizzate e costituisce un campo di lavoro nelle rispettive professioni. Così dal cuore della Chiesa sono nati gli Ospedali, parte ormai essenziale nella nostra società. Anzi il grado di civiltà e di umanità di una città si misura anche dalla qualità dei propri Ospedali. L’efficienza è  essenziale e dev’essere perseguita con grande attenzione e tensione, ma non deve essere la finalità unica a prioritaria degli Ospedali. L’ideale è di unire la scienza, la fede e la preghiera. La scienza per vincere le malattie; la fede e la preghiera per trasfigurare quella sofferenza che nonostante i progressi scientifici, resterà sempre retaggio dell’uomo.
 E’ altresì assai vicina alla pagina evangelica appena letta la professione del medico, o dell’infermiera, o altre simili. Queste professioni non devono essere umiliate né degradate nella loro dignità né da chi li esercita né dagli altri. La professione medica viene denigradata da chi la esercita  quando viene esercitata non solo al servizio della vita ma anche per dare la morte, quando viene esercitata senza la viva consapevolezza che la persona ammalata  non è “qualcosa” ma “qualcuno” che merita venerazione e rispetto. La professione medica viene degradata dagli altri quando non è riconosciuta nelle sue responsabilità, quando è ingabbiata dentro una burocrazia onnipresente e a volte ottusa. Oh se questa giornata fosse occasione per tutti di rinnovare l’impegno di far rivivere questa pagina del Vangelo.

2. “Ti basta la mia grazia; la mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza”. L’Apostolo Paolo ci rivela l’altra dimensione della sofferenza umana: essa è sempre una prova , e a volte una prova molto dura. Ed in questa prova che è la malattia dimora il paradosso evangelico della debolezza e della forza. Avete sentito che cosa dice l’Apostolo: “Mi vanterò quindi ben volentieri...” Coloro che sono partecipi della sofferenza, coloro che sono nella prova hanno davanti agli occhi il mistero di Cristo che giunge fino all’abisso della sofferenza umana: egli muore sulla Croce. Tuttavia, è proprio nel Cristo crocefisso e morto che irrompe la potenza divina della  risurrezione. La potenza di Dio si è manifestata nella debolezza del Crocefisso. In Lui Dio ha rivelato all’uomo una verità sconvolgente: egli vuole agire specialmente attraverso la sofferenza, la debolezza e la spogliazione dell’uomo e vuole manifestare la sua potenza in questa sofferenza. Allora soffrire, essere ammalati significa diventare particolarmente aperti all’opera della potenza salvifica di Dio. In voi specialmente Dio compie la salvezza della nostra città. Cioè: la vostra sofferenza è il luogo in cui si continua il sacrificio di Cristo sempre eucaristicamente presente nella Chiesa.

La preghiera è la nostra forza: il Signore - come abbiamo detto nel Salmo - ascolta la voce del nostro pianto, ascolta la nostra supplica, accoglie la nostra preghiera. Ci basta la sua grazia!

PREGHIERA DEI FEDELI

  •  Per la pace che viene dall’alto e per la salvezza delle nostre anime, preghiamo
  •  Per la prosperità della Chiesa e per l’unità di tutti i cristiani, preghiamo
  •  Per coloro che soffrono nel corpo e nello spirito perché siano consolati nel dono dello Spirito Santo, preghiamo
  •  Per i medici e tutto il personale sanitario, perché esercitino la loro professione con pietà e scienza, preghiamo.
  •  Per tutti coloro che svolgono un servizio volontario per gli ammalati, perché siano fedeli dispensatori della carità di Cristo, preghiamo.