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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SOLENNITA’ DI PENTECOSTE: MESSA DELLA VIGILIA
S. Girolamo – Ferrara
7 giugno 2003

1. "Come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno". Carissimi fedeli, in questa celebrazione vigiliare della Pentecoste, Gesù paragona lo Spirito Santo all’acqua, e la Sua effusione come ad una pioggia che irrora un terreno inaridito.

L’immagine è suggestiva e veicola profondi significati. Essa infatti richiama l’uomo alla sua verità più semplice e profonda: l’uomo è un essere assetato di una sete insaziabile. Ha sete di che cosa? Non lasciamoci disturbare da quella generale menzogna sull’uomo in cui viviamo, fino al punto di non essere più capaci di udire la voce del cuore. Ciò che l’uomo "sente" come capace di dissetarlo sono la (conoscenza della ) verità, l’amore, la gioia: è di questi beni che l’uomo ha sete, e nel loro insieme costituiscono quella beatitudine in vista della quale ciascuno di noi fa tutto ciò che fa. Ma il dramma dell’uomo è che nel suo cammino non si trova mai di fronte a quella pienezza che può "riempire il cuore".

Contro la proposta oggi contrabbandata come l’unica umanamente ragionevole, secondo la quale è necessario che l’uomo diminuisca la misura del suo desiderio, la Chiesa oggi annuncia e celebra il dono di un’Acqua che può dissetare pienamente l’uomo. Lo Spirito Santo discendendo in noi, ci dona quei doni di verità, di amore, di gioia che "riempiono" il cuore. Ce li dona infatti in un modo e in una misura divina.

La sua è una misura sovrabbondante: la Scrittura parla infatti non di qualche goccia, ma di "fiumi di acqua viva".

È un’acqua che nasce dal cuore di Cristo: dal suo ventre, dice la Scrittura. E ciò che c’è di più intimo in Cristo che viene effuso in noi: la Verità tutta intera, il suo Amore; la sua Gioia.

È un’acqua viva, non stagnante, non paludosa. Essa fa vivere perché estende la nostra ragione oltre i suoi limiti; eleva il nostro cuore oltre le sue naturali capacità di amare; immerge la nostra persona in una gioia che permane anche nelle tribolazioni.

Ecco, carissimi fedeli: noi iniziamo questa sera a celebrare la risposta che il Padre in Cristo ha dato alla sete dell’uomo. La risposta è lo Spirito Santo donato ai credenti.

2. Ma voi oggi siete qui riuniti perché avete celebrato il Congresso regionale delle Conferenze di S. Vincenzo. C’è una profonda sintonia fra il Mistero liturgico e la vostra celebrazione.

È lo Spirito che dona all’uomo quella pienezza di Amore, di cui ha sete; voi credendo in Cristo, bevete quest’acqua. Come avete sentito dal profeta Gioele, chi riceve lo Spirito diventa profeta. Chi riceve lo Spirito infatti non può restare un solitario fruitore del suo dono: se ne fa testimone.

Siete chiamati a farlo condividendo quell’amore che lo Spirito vi fa; condividendo ed aiutando ogni bisogno umano.

Fra poco pregheremo colla Chiesa che lo Spirito susciti in essa una carità così ardente, da rivelare a tutti gli uomini il mistero della salvezza. È il dono che invoco su di voi: lo Spirito sia forza che vi muova ad essere vicinanza ad ogni uomo che ha bisogno.