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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO
"CONTRO LA FAME CAMBIA LA VITA"
Cattedrale 3 dicembre 1999

1. "Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore; i più poveri gioiranno nel santo di Israele". La Chiesa sta vivendo queste settimane nell’attesa profonda della celebrazione del mistero della Incarnazione. Celebrazione che quest’anno ha un carattere di particolare intensità essendo celebrazione giubilare.

E’ per questo che si pone in ascolto soprattutto della voce profetica: per essere educata ad un attesa giusta! Orbene, questa sera il profeta Isaia ci assicura che l’intervento di Dio dentro alla nostra storia ha come suo effetto anche una ristrutturazione della società umana, caratterizzata da una particolare attenzione a chi è più povero. Quest’attenzione comporta in sostanza un riassetto più giusto dei rapporti sociali, riassetto che si esprime in una vera amministrazione della giustizia nei tribunali dove si manipolano i processi per salvare il potente e condannare l’innocente.

Nella Lettera pastorale che vi ho inviato per il Grande Giubileo ho insistito sul fatto che nell'incontro con Cristo l'uomo ritrova se stesso e diventa capace di vivere la sua umanità, la sua vita nell’intera misura della sua verità. "Quando dico "umanità" scrivevo "intendo cose semplici e grandi come il nostro lavoro quotidiano, amare un uomo/una donna e sposarsi, avere bambini con nel cuore una grande passione di educarli … e così via: le cose che fanno la nostra vita di ogni giorno". Ora non c’è nessun dubbio che la dimensione sociale è una dimensione essenziale della nostra persona: l’incontro con Cristo ci dona la capacità di realizzarla in adeguata corrispondenza alla dignità dell’uomo.

Che cosa significa concretamente questa capacità? la liberazione – negativamente – dal male che come metastasi cancerogena sta devastando le nostre società, costituito dall’utilitarismo. L’utilitarismo, identificando il bene coll’utile, genera una civiltà del prodotto e del godimento: una civiltà in cui si usano le persone come si usano le cose. La vita associata diventa solamente contrattazione fra opposti interessi nella quale il povero è sempre soccombente. Positivamente, Cristo ci dona la capacità di costruire un sociale a misura d’uomo perché ci dona la capacità di amare. E la prima esigenza dell’amore è la giustizia: affermare il valore assoluto di ogni persona.

2. Carissimi fratelli e sorelle, oggi avete voluto compiere un gesto che esprime il vostro essere discepoli di Cristo dentro alla società di oggi. Un gesto che alla logica di possedere anche ciò che è dell’altro, contrappone la logica di donare all’altro anche ciò che è proprio. Vi siete così posti nel punto esatto in cui avviene lo scontro decisivo della società di oggi: lo scontro fra l’individualismo ed il personalismo. Da chi prevale in questo scontro dipende se costruiamo una civiltà dell’amore o una civiltà dell’egoismo. Scontro che non nasce solo nel terreno della teoria, ma anche e soprattutto su quello etico, cioè dell’esercizio della libertà. Questa infatti, quando è orientata in senso individualista, diventa una libertà senza responsabilità poiché persegue il proprio bene prescindendo dal bene dell’altro. Quando è orientata in senso personalista, diventa una libertà che ritiene di giungere al proprio bene promuovendo anche il bene dell’altro. Il vostro gesto, questa sera, ci ha richiamato ai fondamenti stessi del vivere associato.