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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


DOMENICA XIII PER ANNUM (B)
Lido Scacchi – Pomposa 2 luglio 2000

1. "Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi". La parola di Dio inizia oggi con un’affermazione straordinaria: l’affermazione della "positività del reale". Che cosa significa "positività del reale"? che Dio "ha creato tutto per l’esistenza" e quindi che "le creature del mondo sono buone". Noi iniziamo la nostra professione di fede dicendo: "creatore di tutte le cose". Provenendo da Dio, tutto ciò che esiste è buono. La parola di Dio quindi esclude che all’origine della realtà ci siano due principi supremi, uno buono e l’altro cattivo, che si scontrano mescolando la loro attività così che il male è parte originaria, costituiva della realtà.

A questo punto non poteva non sorgere una domanda nel cuore dell’uomo: "ed allora da dove deriva il male?". La parola di Dio non parla solo in generale delle creature, ma parla in modo specifico dell’uomo, dicendo: "Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece ad immagine della propria natura". Ciò che è stato detto di tutte le creature in generale, vale anche, anzi in modo speciale per l’uomo: l’uomo è destinato all’immortalità, perché è stato creato ad immagine di Dio. Per sua intima natura, la persona umana è eternamente incorruttibile. Ma – ed è questo il punto centrale della parola di Dio – l’uomo deve per così dire confermare questo suo destino di incorruttibilità attraverso l’esercizio della sua libertà. Deve, per così dire, giustificare la sua chiamata all’immortalità attraverso l’esercizio della giustizia, "perché la giustizia è immortale". Immediatamente prima del versetto con cui ha avuto inizio la prima lettura, la parola di Dio diceva: "non provocate la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani". Si può dunque introdurre la morte dentro alla nostra vita, introdurre il male nella nostra vita solo attraverso la nostra libertà. Possiamo cioè costruirci una vita, un’esistenza che non ha in sé giustificazione del proprio esserci perché è un’esistenza moralmente sbagliata. "Da dove il male?" si è sempre chiesto l’uomo. Il male deriva dall’esercizio sbagliato della libertà creata: la libertà creata del Satana che per primo ha indotto l’uomo all’ingiustizia e la libertà dell’uomo che agisce contro la legge di Dio. La morte è il suggello delle nostre esistenze sbagliate.

2. "Signore Dio mio, a te ho gridato … mi hai fatto risalire dagli inferi … hai mutato il mio lamento in danza". Così abbiamo detto nel Salmo responsoriale. Perché abbiamo potuto dire con verità che il nostro destino è stato cambiato, o meglio che siamo stati riportati alla verità originaria del nostro essere? A causa di ciò che è narrato nel Vangelo: l’incontro di Gesù colla morte.

Egli prende la mano dell’uomo e ci dice: "alzati". L’uomo in Lui è alzato, innalzato alla sua dignità e riportato al suo destino di incorruttibilità. Quando questo accade? E’ accaduto nel momento preciso in cui Gesù è risorto: in Lui ogni uomo è risorto. Attraverso la fede, ciascuno di noi diviene partecipe della risurrezione del Signore: tocca il Signore, come la donna del Vangelo, e viene guarito dalle sue ingiustizie, e così diventa partecipe della sua immortalità

"Signore, mi hai fatto risalite dagli inferi; mi hai dato vita perché non scendessi nella fossa"