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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


PRESENTAZIONE AL TEMPIO
Cattedrale
2 febbraio 2002

1. "Egli … purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro ed argento, perché possano offrire al Signore un’oblazione secondo giustizia". La promessa che il Signore Dio fa al suo popolo di renderlo capace di offrirgli "un’oblazione secondo giustizia" si è compiuta nel sacrificio che Cristo fa di Se stesso sulla croce: sacrificio prefigurato ed anticipato nella sua presentazione al Tempio.

Il vecchio Simeone è illuminato dallo Spirito Santo sul significato profondo del gesto compiuto da Maria: viene compiuta la donazione sacrificale di Cristo alla quale ogni uomo è chiamato a rispondere per la sua salvezza o – nel caso del rifiuto – per la sua rovina. Viene elevato il "segno di contraddizione" così che "siano svelati i pensieri di molti cuori".

La seconda lettura ci rivela che il mistero odierno ha quindi anche una dimensione profondamente umana. L’offerta che il Cristo fa di Se stesso per le mani di Maria corrisponde ad una logica di condivisione piena della condizione umana: "poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne anch’egli ne è divenuto partecipe". Ma soprattutto la presentazione al tempio indica la misura di questa condivisione, della partecipazione di Cristo alla carne e al sangue: essa si spinge fino a condividere anche la morte. Perché fino a questo punto? Per "liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita". Il sacrificio di Cristo, prefigurato ed anticipato oggi nella presentazione al Tempio, svela all’uomo e la sua inconsistenza significata dalla morte e la possibilità che egli ha in Cristo di ritornare alla vita. "Morendo ha distrutto la morte, e risorgendo ha ridato a noi la vita", dice la Liturgia.

"La presentazione di Gesù al Tempio, quanto alla cronologia si collega con il Natale, ma quanto al contenuto appartiene al mistero pasquale. Essa è il primo di quegli avvenimenti, nei quali si è rivelata la dignità sacerdotale del neonato Bambino. A Lui si sono collegate la caduta e la risurrezione di molti nell’antico Israele ed anche nel nuovo. E’ da lui che dipende il futuro dell’uomo" [K. Woitila, Segno di contraddizione, ed. Gribaudi, Milano 2001, pag. 51].

2. Carissimi religiosi e religiose, voi avete voluto porre per così dire la vostra consacrazione religiosa nella luce della presentazione al Tempio, per divenire più consapevoli del suo significato.

Questa consapevolezza nasce in voi considerando la connessione del dono che Cristo fa di Se stesso con la vostra consacrazione religiosa: Cristo ha fatto di Se stesso un dono. Voi fate della vostre persone un dono.

A chi? Non vi deve essere alcuna incertezza nel vostro spirito: al Padre con Cristo e in Cristo, mossi dallo Spirito Santo. Certamente, e ritorneremo subito su questo punto, a voi sono chiesti molteplici servizi nella Chiesa per l’uomo. Ma non è questo servizio il significato ultimo della vostra esistenza consacrata. Il significato ultimo è l’orientamento trinitario del vostro cuore inteso come sintesi di tutta la vostra persona. Non cercate altra cosa, non vogliate altra cosa se non Dio solo: il Padre adorato ed amato in Cristo guidati dallo Spirito Santo. Non permettiamo mai che le nostre occupazioni … il lavoro, i rapporti con gli uomini, ci distraggano da Lui; non ci permettiamo soprattutto di pensare o agire come se Dio e la nostra unione con Lui dovessero servire a qualcosa. Dio solo basta perché Egli è tutto il bene, il sommo bene, l’unico sommo bene.

I vostri Voti rendono evidente a tutti noi in modo trasparente che esiste per l’uomo un solo bene sommo. Il messaggio di cui la vostra persona è portatrice è che l’Assoluto sta oltre i vari ambiti della nostra vita.

Ma nella luce della presentazione di Gesù al Tempio voi comprendete che il teocentrismo assoluto della vostra esistenza non solo non compromette il vostro servizio all’uomo, ma in un certo senso lo esige. Il Dio che voi incontrate in Cristo è un Dio che si è "impegnato" per l’uomo: all’infuori di questo Suo impegno, voi non potreste mai sperimentare che Dio è Amore. Quello che voi incontrate è un Dio che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" [Gv 3,16], e questo "ci spinge al pensiero che se uno morì per tutti, tutti, dunque sono morti" [2Cor 5,14].

L’atto con cui vi donate interamente a Dio vi coinvolge già subito nell’atto con cui Dio dona il suo Unigenito al mondo. La "prassi di Dio" vi spinge alla "prassi per l’uomo": "Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli" [1Gv 3,16].

Custodite intatta nella vostra vita questa intima dialettica. Cioè, come ho detto nella Lettera pastorale: rimanete in Cristo.

Concludo ripetendo per voi la preghiera iniziale: "guarda i tuoi fedeli …e concedi a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito".