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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Santo Natale del Signore. Messa del Giorno
Cattedrale di Ferrara, 25 dicembre 2003

1. "Dio nessuno l’ha mai visto". Carissimi fratelli e sorelle, questa parola evangelica appena ascoltata sembra descrivere meglio di ogni altra la condizione attuale dell’uomo; anche forse di molti di voi venuti così numerosi a questa celebrazione: "Dio? e chi lo ha mai visto? "Dio nessuno l’ha mai visto"". Ci sentiamo tutti, più o meno, consegnati ad un destino di cui nessuno è mai riuscito colla sola sua ragione a decifrare il volto, a pronunciare il nome.

Nondimeno in questo giorno di Natale, la fede cristiana propone all’uomo la più paradossale delle affermazioni: "proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato, poiché "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"". Dio oggi si è fatto vedere nel suo Figlio unico fatto uomo, in questo bambino nato a Betlemme da Maria. Lui, questo uomo in mezzo a miliardi di uomini che l’hanno preceduto e seguito, è unico: è Dio fattosi uomo perché noi potessimo vedere la sua Gloria.

Dio assume la nostra natura e condizione umana, divenendo così uno di noi. Dio parla la nostra lingua; risponde a tutte le domande che noi, a volte con disperazione, rivolgiamo a Lui. Perché il male? Egli Dio assume in sé il male per liberarcene. Perché la sofferenza? Egli Dio prende su di sé le nostre sofferenze perché non siano più senza senso. Perché la morte? Egli Dio prende su di sé la nostra morte per donarci la sua vita. Prende su di sé l’insonne interrogarsi dell’uomo, perché l’uomo trovi in Lui la risposta adeguata: "veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo".

Oggi nel bambino nato a Betlemme si ha la rivelazione suprema dell’amore di Dio verso l’uomo. Attraverso il suo Figlio Egli ci si fa vicino e ci raggiunge nella nostra solitudine, per quanto immersa essa sia. Egli ci consola nella nostra disperazione, per quanto essa appaia senza via di uscita: "la luce splende nelle tenebre".

2. Carissimi fratelli e sorelle, oggi non ci è svelato solo il Volto di Dio "pieno di grazia e di verità". Ci è svelato anche il destino dell’uomo, la sua vocazione altissima, la sua incomparabile dignità. La salvezza infatti che ci viene donata ci offre un potere inaudito, che a stento riusciamo a comprendere: "ha dato il potere di diventare figli di Dio". Oggi viene dato all’uomo che crede il potere di diventare figli di Dio. In questo consiste la nostra suprema dignità: la fede consente all’uomo di essere generato da Dio.

Carissimi fedeli, viviamo sempre più in una cultura e ci affatichiamo a costruire una civiltà che intende fare senza Dio. Non contro Dio; senza Dio. E l’uomo che fine fa? Che ne è dell’uomo? Lo vediamo nella vita soppressa ancor prima di nascere; nel volto dei bambini sfigurato dalla guerra; nella degradazione del vincolo santo del matrimonio; nell’oppressione del povero umiliato dagli altri. Ma questa sera noi scopriamo la radice della dignità dell’uomo: il potere di diventare figlio di Dio. Quando l’uomo si priva di questo potere, si è privato della sua regalità. L’uomo ha il potere di diventare re, perché diventa figlio del re dell’universo, di Dio. Non dimentichiamocene mai! Ogni uomo, anche quello più deturpato o dai propri atti o dall’ingiustizia altrui, conserva questo supremo splendore: il potere di diventare figlio di Dio, ricevuto oggi nel Verbo incarnato. Dio si è fatto uomo, perché l’uomo divenisse dio.

Facciamo nostra la preghiera della Chiesa: "O Dio … fa che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana".