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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Amore coniugale e procreazione responsabile
Mileto (Vibo Valentia), 10 maggio 1989


Di fronte alla condanna, da parte della Chiesa, della contraccezione nelle sue varie forme, sorgono fondamentalmente due domande. La prima: perché la Chiesa continua a mantenere una simile posizione, anche oggi, nonostante tutti i problemi, a volte anche drammatici, che essa pone? La seconda: come è possibile vivere oggi questo insegnamento? È dunque, una domanda sulla verità; e una domanda sulla praticabilità dell’insegnamento della Chiesa.

 

1. La verità di un insegnamento

Vorrei, prima di rispondere alla domanda sulla verità, fare un’importante riflessione introduttiva, sulla quale mi permetto attirare tutta la vostra attenzione: da essa dipende tutta la riflessione seguente.

Tutti noi comprendiamo facilmente la necessità di un codice della strada, di una regolamentazione giuridica dei nostri movimenti. Deve essere stabilito chi deve andare a destra e chi a sinistra, chi ha diritto di precedenza e così via. Questa regolamentazione tuttavia dipende esclusivamente dalla volontà del legislatore. Ne è riprova il fatto che molte norme variano da paese a paese. Ci troviamo così di fronte a questa esperienza: da una parte la nostra libertà di movimento e, dall’altra, una legge che la limita in qualche modo. I matematici direbbero: libertà (di movimento) e legge (della strada ) sono due grandezze inversamente proporzionali. C’è più libertà quando ci sono meno regole; c’è meno libertà quando ci sono più regole.

Passo ora a un altro esempio. In nessun codice civile sta scritto che una madre deve amare il suo figlio. La mancanza di una tale legge civile è facilmente spiegabile: essa è inutile. È inutile, poiché è un’esigenza inscritta nel cuore materno quella di amare il frutto delle sue viscere. Si noti bene: la donna-madre resta sempre libera di amare e non amare il proprio figlio. Ma è il suo stesso essere madre che la spinge interiormente a istituire un rapporto di amore col figlio. Notate bene la diversità assai profonda. L’essere io proprietario di un’automobile non mi spinge ad andare a destra piuttosto che a sinistra, a una velocità piuttosto che a un’altra: mi lascia indifferente di fronte all’una o all’altra scelta. È per questo che interviene la legge; è per questo che si avverte quest’intervento legislativo come una limitazione della propria libertà. Al contrario: l’essere madre non lascia indifferenti di fronte alle due possibilità, amare 0 non-amare il figlio; l’essere madre esige che il proprio figlio sia amato.

Togliamo ora ogni determinazione; resta «l’essere esige l’amore». Ho usato due grandi parole: le più grandi, le più cariche di significato che il linguaggio umano possiede. ESSERE ed ESIGE. La prima indica ciò che ciascuno di noi è, la sua verità intima. La seconda indica un appello che sgorga dal di dentro di ciò che ciascuno di noi è, un appello la cui sorgente non è fuori di noi, ma è nella verità stessa della nostra persona.

Tenendo sempre presenti questi due esempi, ora domandiamoci (ed è domanda importantissima): quando la Chiesa condanna la contraccezione, stabilisce una norma di comportamento coniugale, allo stesso modo con cui il legislatore promulga una norma di comportamento stradale oppure essa non stabilisce assolutamente nulla, ma più semplicemente richiama un’esigenza che è già inscritta dentro l’essere sposi? Il mio compito è di mostrarvi che questo è il significato dell’insegnamento della Chiesa: aiutare gli sposi a leggere una scrittura che non è stampata su nessun libro, ma nel cuore stesso della loro coniugalità. Nel cuore stesso di ogni uomo e di ogni donna sposati.

 

1, 1. Il primo passo allora che dobbiamo muovere, è di vedere la verità intima, l’essere profondo della coniugalità.

Possiamo partire da un’affermazione sulla quale sono sicuro che tutti voi consentirete: la verità intima dell’essere sposi è l’amore. In altre parole: il vincolo coniugale è l’amore.

Come sempre, le intuizioni semplici, come questa, sono le più profonde.

Esigono di essere attentamente ripensate, se non vogliamo perderne tutto il contenuto. Sembra, infatti, che questa definizione di vincolo coniugale come vincolo di amore sia talmente generica, da non dire nulla. Non è un vincolo d’amore anche il rapporto madre-figlio? Non è un vincolo d’amore anche il rapporto pastore-comunità? E la storia non ci racconta di amicizie così profonde nel loro amore che l’amico non ha esitato a dare la vita per l’amico?

La risposta è facile: l’amore coniugale è inconfondibile con ogni altra esperienza di amore, poiché esso si realizza / si esprime nel fatto che i due coniugi diventano “una sola carne”, nell’unità fisica-psichica-spirituale dei loro corpi.

Ma, ancora una volta, per cogliere tutta la verità misteriosa nascosta in queste semplici parole, dobbiamo aiutarci con alcuni esempi, desunti dalla nostra vita quotidiana. Ciascuno di noi vive alcune esperienze che vivono anche gli animali: come gli animali anche noi mangiamo; come gli animali anche noi abbiamo paura e così via. Tuttavia, guardando con occhi più chiaroveggenti, vediamo che anche queste esperienze accadono in noi, sono vissute da noi in un modo profondamente — stavo per dire: completamente — diverso. Gli animali possono mangiare nello stesso recipiente, ma questo loro mangiare assieme non crea fra loro un rapporto più profondo. Quando le persone umane stanno alla stessa tavola, si crea fra loro una comunione. Gli animali possono avere paura di tutto, ma solo di tutto ciò che può costituire pericolo per la loro sopravvivenza fisica. L’uomo, però, vive una “paura” singolare: la paura di perdere non la vita, ma le ragioni per cui valga la pena di vivere. Tutto ciò pone una domanda: come è possibile che l’uomo viva queste esperienze fisiche e psichiche, che anche l’animale vive, in un modo così profondamente diverso? Poiché l’uomo è, nella sua profondità, un soggetto «uno», che si esprime / si realizza fisicamente, psichicamente, spiritualmente. Il corpo, la psiche, lo spirito non sono i tre addendi di una somma il cui risultato è l’uomo, è ciascuno di noi: corpo, psiche, spirito sono tre dimensioni di un soggetto personale che in essi e attraverso esse si esprime / si realizza.

Tenendo sempre presente questa nostra singolare costituzione, possiamo ora capire meglio il significato, la verità intima del fatto che i due coniugi diventano “una sola carne”. Non si tratta di un’unità esclusivamente fisica, né esclusivamente psichica, né esclusivamente spirituale. Si tratta di un’unità di due persone: queste sono i due che si uniscono. Non due corpi, non due psiche, non due spiriti. Due persone che si uniscono fisicamente-psicologicamente-spiritualmente.

 

1, 2. Questa è la verità intima dell’amore coniugale. Ora dobbiamo vedere come questa verità porta dentro di sé l’esigenza del rifiuto di ogni forma di contraccezione.

Prima, tuttavia, di vedere sgorgare questa esigenza, dobbiamo ancora una volta fermarci un momento su una riflessione di carattere più generale.

Tutti, dalla breve riflessione precedente possiamo facilmente capire che il rapporto coniugale è un rapporto fra persone, non fra cose, non fra una persona e un oggetto. Ora chiediamoci in forma ancora molto generale: quale deve essere la norma fondamentale che deve ispirare, governare ogni rapporto fra persone?

Quale è la risposta adeguata al valore proprio della persona? Mi accontento — il tempo a disposizione non mi consente un discorso più ampio — di indicare quale risposta è certamente inadeguata, ingiusta: la risposta di uso. Un rapporto, cioè, nel quale una persona si serve dell’altra come di uno strumento, di un mezzo per raggiungere il suo scopo. È facile anche vedere che questa strumentalizzazione dell’altro è la negazione pura e semplice dell’amore.

Siamo così arrivati, forse un po’ faticosamente, al nodo di tutta la nostra questione: ogni forma di contraccezione è la negazione pura e semplice dell’amore coniugale, poiché ogni forma di contraccezione degrada la persona del coniuge a mezzo, a strumento, a oggetto dell’altro.

 

2. La praticabilità di un insegnamento

La verità di un’esigenza etica non significa ipso facto che essa sia vissuta: la libertà dell’uomo può rifiutarsi di vivere nella verità.

Quali sono le radici che possono rendere impraticabile questo insegnamento?

2, 1. La prima e quella che produce frutti più amari di morte e di corruzione dell’amore coniugale è la mancanza di una percezione chiara della verità dell’amore coniugale: l’oscuramento del cuore.

2, 2. La seconda è meno grave, ma più frequente forse. Essa consiste in una debolezza della volontà, in una profonda fragilità insita nella libertà di ciascuno di noi. Questa debolezza può manifestarsi all’interno di due situazioni che sono fra loro profondamente diverse.

a) Gravi ragioni per procreare.

b) Assenza di gravi ragioni per non procreare.

 

Conclusione

Anche se alle nostre orecchie suona come un “no”, in realtà l’insegnamento della Chiesa è un “sì”. È un sì alla pienezza dell’amore coniugale.