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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


CELEBRAZIONE ESEQUIE A GORO
Goro, 9 novembre 2000

Letture bibliche: Lam 3,17-26; Lezionario delle Messe rituali pag. 606; Gv 12,23-28, ibid., pag. 672.

"Ora l‘anima mia è turbata; e che devo dire: Padre, salvami da quest’ora?". Il turbamento che prese anche l’anima di Cristo di fronte alla morte sta prendendo anche il nostro cuore, come in questi giorni ha preso questa nobile e laboriosa comunità di Goro unita attorno al suo parroco. E’ il senso di un’irreparabile distruzione, che occupò anche l’animo del profeta di fronte alla distruzione di Gerusalemme: "sono rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere".

Ma nell’animo del profeta si scontrano due ricordi. Uno per la disperazione: "il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno"; ed avvelena la vita. L’altro è per la speranza: "le misericordie del Signore non sono finite; non è esaurita la sua compassione". Dio resta sempre fedele al patto di amicizia che ha stretto col suo popolo, e rinnova ogni giorno la sua bontà: non è ambiguo o incostante. E quindi per chi sceglie il Signore e ne fa la "sua parte" è possibile ancora sperare. Al di là di ogni apparenza, Dio non è mai nemico dell’uomo e non è all’origine e causa della morte. Egli è amore fedele: "grande è la sua fedeltà… per questo voglio in Lui sperare".

Anche l’animo di Gesù ha vissuto lo stesso intimo dramma, nel conflitto interiore fra l’imminenza della morte e la certezza del significato indistruttibile della sua sofferenza; una certezza che pone proprio nell’ora della sua morte il momento della salvezza. Anche Gesù è tentato di domandare al Padre di salvarlo ["e che devo dire? Padre salvami da quest’ora?"], di liberarlo dalla prova angosciosa che sta per abbattersi su di Lui, ma tale eventualità è subito scartata. Il Figlio di Dio si è incarnato per rivelare l’amore del Padre; questa rivelazione raggiunge il suo splendore massimo sulla croce.

L’animo del profeta, l’animo di Gesù, il vostro animo, carissimi fedeli di Goro! Anche voi siete rimasti lontano dalla pace in questi giorni; avete dimenticato il benessere; siete rimasti sconvolti dall’immane tragedia che vi ha colpito. Ma considerate attentamente ciò che stiamo facendo in questo momento. Noi stiamo celebrando l’Eucarestia; stiamo cioè ponendo dentro alla morte dei vostri cari, dentro alla vostra immane sofferenza, la morte di Cristo. Essa è come "il grano di frumento" caduto in terra: è capace di generare la vita! E sono certo che così accadrà anche nella vostra comunità. Ne avere già dato i segni.

E’ già scattata la solidarietà vera con chi è stato duramente colpito da ogni punto di vista. Già immediatamente dopo la tragedia, i vostri giovani soprattutto hanno subito messo a disposizione il loro impegno. Coraggio, popolo di Goro! "Le misericordie del Signore non sono finite, non è esaurita la sua compassione; esse sono rinnovate ogni mattina, grande è la sua fedeltà". Non è la prima volta che dovete affrontare momenti difficili. Siete stati sempre forti: "buono è il Signore con chi spera in Lui, con l’anima che lo cerca". Coraggio, don Tiziano! Sei sempre stato vicino al tuo popolo. Ora più che mai ha bisogno della tua fede e della tua fortezza per essere sostenuto e guidato. Sono sicuro che lo farai.

Mentre affidiamo alle braccia della misericordia del Signore i nostri fratelli defunti, certi che "presso il Signore è la misericordia e grande presso di Lui la redenzione", preghiamo il Dio della vita e della morte perché dia a tutti noi la certezza intima che non saremo mai da Lui dimenticati ed abbandonati.