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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


"Ed ora a voi, sentinelle del mattino"
Catechesi ai giovani
Foggia 8 settembre 2001

"Ti ho posto per sentinella" [Ez 3,16]. Carissimi giovani, questa parola di Dio, attraverso il Papa è stata rivolta a voi, all’inizio del terzo millennio. "Cari amici" vi ha detto il S. Padre "vedo in voi le sentinelle del mattino (cfr. Is. 21,11-12) in quest’alba del terzo millennio". Ed alla sentinella del mattino si chiede "sentinella, quanto resta della notte?" [Is 21,11].

Carissimi amici, a voi è chiesto di preannunciare l’arrivo del giorno: l’arrivo di una nuova civiltà della verità dell’uomo e dell’amore all’uomo. Preannunciarla già ponendone colla vostra vita gli inizi. Ma come vi sarà possibile essere le sentinelle in questo senso? Solo se avrete incontrato Colui che è la Verità intera sull’uomo e l’Amore perfetto all’uomo: Gesù Cristo. Riflettiamo allora insieme prima di tutto su questo avvenimento che può accadere nella vostra vita: l’incontro con Cristo (A); poi rifletteremo come e perché in questo incontro voi siete illuminati sulla verità circa voi stessi e resi capaci di amare (B); e quindi costruttori di una civiltà della verità e dell’amore (C).

(A) L’INCONTRO CON CRISTO. Carissimi amici, se voi leggete con attenzione le pagine evangeliche, voi potete costatare e verificare che cosa accade ad un uomo, ad una donna quando incontrano Gesù. Non posso ovviamente ricordarveli tutti, meditarli tutti con voi. E per non far torto a nessuno prendiamo l’incontro con un uomo e l’incontro con una donna.

[L’incontro con Zaccheo: Lc 19,1-10]. Egli era il capo dei pubblicani, cioè di una banda di approfittatori che nel raccogliere le tasse commettevano ingiustizie e soprusi. Ma egli ha nel cuore un desiderio: "cercava di vedere quale fosse Gesù". L’incontro nasce sempre da una ricerca, da un desiderio: "che cosa cercate?", chiese Gesù ai due che si misero a seguirlo[cfr. Gv 1,38]. Ed alle folle che lo seguivano non perché cercavano Lui ma i suoi benefici, Gesù dice: "voi mi cercate … perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati" [cfr. Gv 6,27]. L’incontro vero con Gesù nasce dal desiderio, nasce dalla ricerca; desiderio di che cosa? ricerca di che cosa? "che cosa cercate?" dice Gesù anche a voi questa sera.

Ma proseguiamo nel racconto di Zaccheo. Entra in scena Gesù e che cosa propone? Come entra nella vita di Zaccheo? Quali sono le prime parole che dice? "…oggi devo fermarmi a casa tua". Gesù non inizia intimando un legge da osservare; non inizia rimproverando la vita passata; Egli entra nella vita proponendoti l’esperienza di una compagnia: "oggi mi fermo a casa tua: voglio stare con te, assieme a te". E’ sempre così. Al giovane ricco dice: "vieni e seguimi" [cfr. Mc 10,22]; ad Andrea e Giovanni dice:"venite e vedrete … e quel giorno si fermarono presso di lui". Gesù sta con te e tu stai con Gesù: Lui a casa tua e tu a casa sua.

E che cosa in realtà succede a Zaccheo? Due cose: il cuore si riempie di gioia ["lo accolse pieno di gioia"]; cambia totalmente il suo modo di essere nel mondo ["do la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato qualcuno restituisco quattro volte tanto"]. Il cuore si riempie di gioia. La gioia è la perfetta corrispondenza fra i desideri più profondi della persona e ciò che sto incontrando, vivendo. Essa è un’esperienza diversa, profondamente diversa dal piacere. Il piacere riguarda il soddisfacimento di un’esigenza della natura; la gioia è la pienezza della persona. Anche gli animali provano piacere, ma solo le persone gioiscono. Nell’incontro con Gesù l’uomo trova ciò che più profondamente desidera, la risposta alle sue domande più profonde. Zaccheo è "pieno di gioia".

Cambia il modo di essere nel mondo, di vivere. Carissimi amici, non ci sono molti modi di vivere; di impostare, di progettare la propria vita: ce ne sono solo due. Poiché tutti sentiamo la fragilità della propria vita, noi cerchiamo come istintivamente di rassicurarla, di renderla consistente: contro il passare del tempo invidioso della nostra felicità, contro gli imprevisti del futuro, in una parola contro la morte. Ed è a questo punto che si aprono davanti a noi due possibilità. L’una è quella scelta da Zaccheo prima di incontrare Gesù: possedere. Possedere le cose [Zaccheo era un ladro]; possedere le persone per poterne usare a proprio piacere. L’altra è ciò che Zaccheo vede spalancarsi, aprirsi davanti a sé nell’incontro con Gesù: donare. Donare ciò che hai, donare ciò che sei. Zaccheo capisce che la vita la si mette al sicuro, perdendola per gli altri; che l’uomo realizza se stesso nel dono di se stesso. Anche al giovane ricco si era aperta davanti questa possibilità:"va, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri" [Mc 10,21]. Ma quel giovane ebbe paura, "e se ne andò afflitto". Pieno di gioia, Zaccheo; afflitto il giovane: ecco descritto che cosa accade a che cosa non accade quando uno incontra /non incontra Gesù Cristo.

Possiamo dire, esprimere tutto l’avvenimento dell’incontro con Gesù con una sola parola? Certo è Gesù stesso che lo fa: "oggi la salvezza è entrata in questa casa". La salvezza, la salvezza della persona in ciò che è, in ciò che ha di più prezioso, è tutto il contenuto dell’incontro con Cristo. Anche Andrea e Giovanni, ritornando a casa dall’incontro con Gesù, riferirono e narrarono tutta la loro esperienza con queste semplici parole "abbiamo trovato il Messia" [Gv 1,41], cioè colui che ci salva.

[L’incontro con la donna adultera: cfr. Gv 8,1-11]. E’ una donna colta in adulterio. La legge mosaica era chiara: lapidazione. E la motivazione era la seguente: "così toglierai il male da Israele" [Dt 22,22]. Non c’è che un modo di togliere il male dal mondo: uccidere chi lo compie! Ma questa pagina del vangelo ci rivela il contenuto più commovente dell’incontro con Cristo. Ciò che di più straordinario accade.

Di fronte a chi sbaglia, per risolvere il problema della presenza del male nel mondo l’uomo non possiede che due possibilità: o afferma la legge punendo la persona oppure salva la persona venendo a compromessi colla legge. Carissimi amici, prestatemi attenzione perché tocchiamo veramente un punto fondamentale.

Proviamo a verificare come ci poniamo noi di fronte a chi ha sbagliato, a chi ha commesso un grave delitto. O lo scusiamo: "non ha colpa; è colpa dell’educazione ricevuta, della società in cui vive …". Cioè: neghiamo la sua responsabilità e libertà. Oppure diciamo: "ma non è giusto punire uno per questo fatto; la legge deve essere cambiata". Cioè: rifiutiamo la legge che distingue bene del male. Ed era esattamente questa la trappola che avevano teso a Gesù i suoi nemici: se assolveva la donna, condannava la legge; se affermava il valore della legge, doveva condannare la donna.

Ed ecco la via divina di uscita: il perdono. Perdonando, non condanna quella donna ["neanch’io ti condanno"]; perdonando chiama male il male ["d’ora in poi non peccare più"]. Carissimi giovani, il perdono è l’atto più divino che esista: è un atto più divino che la creazione del mondo. Non lo dico io; lo dice S. Tommaso d’Aquino [cfr. 1,2, q. 113, a.9].

Ecco che cosa accade quando tu incontri Gesù! Si istituisce un rapporto così personale in cui a nessun altro è lecito entrare ["rimase solo Gesù con la donna"]: e sei perdonato. Sei cioè rigenerato pienamente nella tua dignità, nella tua umanità. Sei rinnovato. L’incontro con Cristo è come una nuova creazione. E’ per questo che Lui ti può dire: "va e non peccare più". Sei una nuova creatura; agisci ora come una nuova creatura.

Abbiamo meditato su due incontri: ciò che è accaduto a Zaccheo e alla donna adultera accade a ciascuno di noi quando incontriamo Cristo. Possiamo allora, per concludere questo primo punto della nostra catechesi, esprimere in sintesi che cosa significa incontrare Cristo [desumo questa sintesi da A. Sicari, Viaggio nel vangelo, Jaca Book ed., Milano 1995, pag. 43-45].

- Incontrare Cristo significa iniziare a vivere stabilmente con Lui ["rimasero con Lui", "lo accolsero in casa sua"]: Cristo diventa una presenza, non semplicemente un ricordo. La comunità di coloro che hanno incontrato Cristo è la Chiesa.

- Incontrare Cristo significa conformarci, uniformarci sempre più a Lui, familiarizzarsi con Lui: pensare come Lui, avere le sue preferenze, i suoi gusti. La Chiesa è il luogo dove si impara tutto questo: è la scuola del servizio divino, diceva S. Benedetto. Bisogna rimanere molto profondamente dentro la Chiesa.

- Incontrare Cristo significa scoprire sempre più che cosa ci stiamo a fare nel mondo, quale è il senso della vita: significa cioè scoprire la propria vocazione. Ecco perché lo stare con Lui nella preghiera è la chiave risolutiva dell’enigma della nostra vita.

- Incontrare Cristo significa diventare suoi testimoni, diventare missionari. Essere testimoni significa saper narrare semplicemente ciò che ci è accaduto incontrando Cristo.

(B) L’INCONTRO CON CRISTO E L’UOMO. Incontrando Cristo, carissimi giovani, la vostra intelligenza viene in possesso della vera chiave interpretativa della vita. La diversità fra chi ha incontrato Cristo e chi non lo ha incontrato non consiste nel fatto che il primo vede cose che il secondo non vede: vedono e vivono le stesse esperienze, ma il primo le vede con una profondità e le vive con una passione sconosciute all’altro.

Ho parlato di "chiave interpretativa della vita". Che cosa significa? La vita è domanda di verità perché essa esige un senso; la vita è esercizio della libertà perché è ricerca del bene; la vita è comunione di vita con le altre persone. Fermiamoci a riflettere brevemente su ciascuna di queste tre dimensioni fondamentali del nostro vivere quotidiano.

La vita è domanda di verità perché essa esige un senso. Carissimi amici, voi sapete bene che non basta vivere: anche le piante, anche gli animali vivono. E’ necessario possedere delle ragioni per cui vale la pena di vivere. E queste ragioni sono più importanti della vita stessa: i martiri hanno rinunciato alla vita piuttosto che rinunciare alle ragioni per cui vale la pena di vivere. Ora quali sono le domande fondamentali? Sono due: da dove vengo? verso dove vado? Se vengo dal caso; se il mio esserci è una pura casualità, allora continuo a vivere per caso. L’incontro con Cristo mi svela che all’origine della mia vita c’è un atto di amore del Padre che mi ha donato l’esistenza perché divenissi partecipe della sua stessa vita. Se il destino ultimo della persone è un pugno di povere dentro una cassa da morto; se la meta finale è il nulla eterno, non aveva forse ragione Leopardi quando scrisse: "… di tanto adoprar, di tanti moti/ d’ogni celeste, terrena cosa, / … uso alcuno, alcun frutto/ indovinar non so" [da Canto notturno di un pastore errante dell’Asia]? L’incontro con Cristo ci dona la verità sul nostro destino ultimo: essere sempre con Lui, nella pienezza della sua gioia. Alle nostre spalle, non ci sta il caso, ma l’Amore; alla fine non ci sta il nulla, ma la Vita. E il cammino fra i due , il nostro vivere quotidiano pieno della presenza di Cristo, è il compimento di una missione: è vocazione.

La vita è esercizio di libertà, perché è ricerca di bene. Carissimi amici, esiste oggi un’insidia gravissima alla nostra libertà; c’è qualcosa che vi sta togliendo la libertà, il gusto della scelta libera. E’ di farvi pensare che non esiste una vera, obiettiva distinzione fra bene e male, ma che è tutta una questione di gusti e/o opinioni soggettive o di convenzioni sociali. Il vero nemico della vostra libertà è il relativismo morale, perché esso vi toglie il gusto della scelta libera. C’è gusto, è bello, è grande scegliere quando c’è una vera diversità fra le possibilità che mi si aprono di fronte. Se tutto ha lo stesso valore, niente ha valore. L’incontro con Cristo vi dà il vero gusto della libertà, perché ti domanda di deciderti per l’esistenza. La decisione per l’esistenza è la vera libertà: Zaccheo ha deciso di esistere nel modo nuovo che ha sentito nell’incontro con Cristo, perché ha capito che era l’unico modo vero. Nella libertà che Cristo ti dona tu affermi la verità del bene; ma l’affermi, scegliendo e decidendo per essa. Un grande maestro del pensiero cristiano, S. Anselmo d’Aosta, ha scritto questa bellissima preghiera: "Ti prego, Signore, fa che io gusti attraverso l’amore quello che gusto attraverso la conoscenza. Fammi sentire attraverso l’affetto ciò che sento attraverso l’intelletto" [Meditatio XI, ………………….; su questo ultimo rapporto fra verità-affezione-libertà cfr. L. Giussani, "Tu" (o dell’amicizia), BUR ed., Milano 1997, pag. 227-228].

La vita è comunione inter-personale. La decisione per l’esistenza nella verità e nel bene è concretamente la decisione di amare. La scienza più necessaria è la scienza dell’amore; è sapere la verità sull’amore. La vita fiorisce nel dono di sé agli altri secondo la vocazione di ciascuno: nella verginità consacrata, nel sacerdozio, nel matrimonio. L’uomo è l’unica creatura che realizza se stessa nel dono di se stesso.

C) COSTRUTTORI DELLA CIVILTA’ DELLA VERITA’ E DELL’AMORE. Quando Andrea ritornò dall’incontro con Gesù; "incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo). E lo condusse da Gesù" [Gv 1,41-42]. Carissimi giovani, non potete tenere in voi e per voi quanto avete vissuto nell’incontro con Cristo. "Lo condusse a Gesù", dice il testo evangelico. E’ questo il compito affidato a voi, sentinelle dell’alba del terzo millennio; ricondurre a Gesù la società in cui vivete, ogni persona che incontrare e non si è ancora imbattuta in Gesù. In che modo concretamente? A me basta in questo momento indicarvi solo alcune priorità.

- Carissimi giovani, in primo luogo perché il mondo attuale sia condotto a Gesù, c’è bisogno di ragazzi e ragazze che si consacrino a Lui in modo totale, definitivo, esclusivo nel sacerdozio e nella verginità consacrata. Riflettete seriamente sulla vostra vocazione: senza nessuna preclusione. Non vi sia nel cuore di nessuno di voi quella grettezza di spirito, quella pusillanimità che ha fatto voltare le spalle da Cristo al giovane ricco di cui parla il vangelo. Non abbiate paura di donarvi a Cristo interamente e per sempre.

- Carissimi giovani, la maggior parte di voi però è chiamato al grande sacramento del matrimonio. Perché il mondo attuale sia ricondotto a Gesù, è necessario ed urgente ridare piena dignità all’amore coniugale. Esso non può essere paragonato ad altre forme di convivenza, né ancor meno equiparato ad esse. Abbiate nel cuore un’immensa stima del matrimonio e della famiglia. Rifiutate ogni compromesso colla mentalità divorzista e colla mentalità contraccettiva. L’amore è un dono definitivo; l’amore vero è fonte di vita. Siate testimoni di una gioiosa castità prematrimoniale.

- Carissimi giovani, perché possiate condurre a Gesù il mondo in cui vivete è necessario che vi educhiate a pensare la vostra fede. La fede non deve essere solo sentita; non deve essere solo vissuta: deve essere pensata. Per una ragione molto semplice: perché la nostra fede è vera. Pensare la fede significa conoscerla, farla diventare il criterio dei nostri giudizi e delle nostre scelte, luce che illumina ed interpreta tutte le nostre esperienze. Siate non solo credenti, ma intelligentemente credenti. Solo così potete rendere ragione della speranza che è in voi.

CONCLUSIONE

Sulla Croce Cristo ha affidato Giovanni a Maria, ed ha chiesto a Maria di estendere la sua maternità a ciascuno dei discepoli. Anche ciascuno di voi in quel momento è stato affidato a Lei, legato a Lei così come Maria è legata a ciascuno di voi. In ordine a che cosa? ad introdurvi sempre più dentro all’amicizia con Cristo. E’ la presenza di Cristo nella nostra vita, che rende questa dotata di senso.

Perché "cercare Gesù" è cercare la verità, il bene, la bellezza, la giustizia, l’amore; "ignorare Gesù" significa ignorare la verità, il bene, la bellezza, la giustizia, l’amore. Testimoniare che il Verbo si è fatto carne ed abita fra noi significa conformare la nostra vita a Lui in modo così trasparente che ognuno possa vedere nella nostra vita lo splendore della Verità che si è fatta carne.