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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Relazione conclusiva a convegno sulla famiglia
Roma, 1987

 


Alla fine di questo nostro congresso, penso sia utile svolgere alcune riflessioni su alcuni punti centrali dell’attuale dibattito sulla famiglia. Non principalmente a modo di conclusioni, ma in vista dei nostri impegni futuri: ciascuno secondo le sue responsabilità proprie.

 

1. Famiglia e destino dell’uomo

 

È un insegnamento costante e centrale nel suo Magistero, l’affermazione della Chiesa che la famiglia è una “società naturale”. Quale è il significato profondo di questa affermazione? La famiglia è uno dei momenti essenziali, imprescindibili, nel progetto che Dio ha sulla persona umana: essa, cioè, non è un’invenzione umana, prodotto di un’evoluzione culturale dell’umanità semplicemente, ma è una “invenzione” di Dio.

All’origine di ogni persona umana non sta né il caso né la necessità. Sta un atto creativo di Dio. L’atto creativo non è una necessità intrinseca all’Essere divino. Esso è un atto di assoluta libertà o gratuità: è — in una parola — un atto di puro e semplice amore. Come profondamente ha notato varie volte san Tommaso, la gloria di Dio — causa prima di tutto il creato — non consiste e non si manifesta nel rendere inutile l’attività delle creature, cause seconde, ma, al contrario, nell’elevarle alla partecipazione della sua attività. Questa legge fondamentale dell’operare divino trova una delle sue applicazioni più importanti all’interno dell’evento dell’origine dell’uomo. Creata da Dio, ogni persona umana è contemporaneamente generata dall’uomo e dalla donna. Questa “contemporaneità” ci introduce nella verità più profonda della sessualità umana. Essa, la sessualità umana, quando è feconda, è una certa cooperazione con l’amore creativo di Dio. È questa una delle ragioni più profonde per cui l’atto umano procreativo deve essere, per sua intima struttura, un atto di amore: perché si realizzi una corrispondenza, una sintonia fra atto creativo e atto generativo della persona umana.

Alla fondamentale domanda sul significato ultimo — sul fine ultimo, dicevano i filosofi — della vita non si può rispondere se, precedentemente, non si è risposto alla domanda sull’origine della vita umana: non si può sapere a che cosa ultimamente si è orientati se non si sa da dove si è venuti. La Sacra Scrittura comincia coll’atto creativo e termina coll’ingresso della Sposa (l’umanità redenta) nelle nozze eterne. Se si viene dal caso, se si esiste per caso, si finisce per caso, e l’assurdo, l’assenza cioè di ogni razionalità, è la condizione basilare dell’esistere umano. Se si viene dall’amore, si esiste per amore e la comunione nell’amore è il fine e la fine: l’amore è la legge fondamentale dell’esistere umano. Per questo, l’uomo resta un enigma per sé fino a quando non ha conosciuto l’amore.

Nel progetto di Dio sull’uomo, l’atto di amore coniugale è la culla di ogni essere umano e la famiglia, pertanto, è il luogo in cui la persona riceve la sua origine prima. Si deve anche aggiungere un’altra riflessione, a questo punto. Secondo un’accreditata ipotesi teologica, all’angelo è stato chiesto fin dalla sua prima origine di compiere quella scelta che ha definitivamente deciso del suo destino eterno. Da questo punto di vista l’angelo non ha storia. Non così è dell’uomo. Egli non esce perfetto, compiuto dalle mani di Dio. Egli deve compiersi nel tempo, attraverso le sue scelte libere. L’atto creativo di Dio si continua nell’attività provvidente che conduce, con fortezza e soavità, ogni cosa al suo fine. L’atto generativo dell’uomo si continua nell’attività educativa che conduce la persona generata alla sua maturità.

Il destino della persona umana, di ogni persona umana, passa dunque attraverso la famiglia da cui trae la sua origine.

 

2. Famiglia e società - Stato

 

Come ogni persona nasce dentro la famiglia, così ogni famiglia si colloca dentro una società e, dunque, dentro uno Stato. Questa collocazione pone — ha sempre posto — gravi problemi che devono essere correttamente risolti, se non si vuole nuocere alla persona umana.

Direi che questi problemi sono di un duplice ordine. Esiste una serie di problemi che potremmo dire di “architettura sociale”; esiste una serie di problemi che potremmo dire di “funzionamento sociale”.

 

A/ Il primo ordine di problemi riguarda quella che potremmo chiamare la giusta collocazione, dunque l’ordine in cui le tre realtà di cui stiamo parlando — famiglia/società/Stato — devono essere poste. Le leggi fondamentali di questa architettura sociale sono fondamentalmente due. La prima è la legge della centralità assiologica della persona. Con essa intendo dire che, supposto il supremo valore della persona umana, ogni società trova nell’affermazione/promozione della persona la sua ragione d’essere e la sua esclusiva finalità. La seconda è la legge della sussidiarietà. Con essa intendo dire che, supposta la centralità assiologica della persona, da una parte quanto più una società è vicina alla persona tanto più gode di una priorità di valore nei confronti delle altre e dall’altra, quella società che gode di una priorità di valore non deve essere sostituita, ma aiutata dalle altre. Da quanto abbiamo detto nel primo punto della nostra riflessione, appare chiaramente che nessuna società è più vicina alla persona umana della società familiare, che nessuna è cioè più profondamente e direttamente coinvolta nel destino della persona. Da qui deriva che una corretta architettura sociale esige che la famiglia sia riconosciuta come la prima e fondamentale scuola di umanizzazione della persona umana, che nessun’altra realtà si sostituisca normalmente ad essa, ma che la famiglia sia aiutata da ogni istanza a svolgere la sua missione.

 

B/ Questa ultima riflessione ci ha già introdotti nel secondo ordine di problemi, quello del funzionamento delle varie istanze.

La famiglia da sola non è mai in grado di assolvere la sua missione di prima scuola di umanizzazione dell’uomo: ha il diritto di essere aiutata nello svolgimento di questo suo primo dovere. In che cosa consiste questo aiuto da parte della società e dello Stato? La risposta a questa domanda non è facile, poiché può variare da situazione a situazione. È possibile, tuttavia, delineare alcune leggi etiche generali che devono ispirare ogni politica familiare.

La famiglia è in grado di essere nella realtà — non solo in teoria — scuola di umanizzazione solo se e solo in quanto è una comunione di amore interpersonale. Ora è ovvio che l’evento della comunione non è istituito, posto in essere dalle leggi umane: è frutto della persona nella sua libertà. Ciò che le leggi umane possono e devono fare è la rimozione degli ostacoli più gravi e la creazione delle condizioni più favorevoli a quell’avvenimento. L’assenza di una casa degna di persone umane, la costante incertezza del lavoro necessario per vivere, la necessità per i coniugi di vivere a lungo separati, sono alcuni dei più gravi ostacoli che ogni sana politica familiare deve rimuovere.

La famiglia è in grado di essere nella realtà — non solo in teoria — scuola di umanizzazione solo se e solo in quanto è un soggetto capace di educare. Ancora una volta; è ovvio che questa capacità educativa è una dimensione, una dote della persona: che la persona dei coniugi deve acquisire. Ma anche in questo caso, questo grave compito deve essere facilitato e non reso praticamente impossibile. Nell’ambito della necessaria educazione scolastica, si deve fare in modo che alla famiglia sia assicurata un’effettiva libertà di educazione e che, d’altra parte, il messaggio educativo scolastico non sia in contraddizione col messaggio educativo familiare. In particolare, un mezzo così potente come la TV deve tenere conto di questo fondamentale dovere-diritto della famiglia ad essere il primo soggetto educante: lo Stato ha il dovere di esercitare un controllo al riguardo.

Esiste, infine, un problema oggi assai grave in cui le varie istanze sociali possono incrociarsi; il problema demografico. Lo Stato non può in nessuna maniera sostituirsi alla decisione che compete esclusivamente agli sposi di procreare o di non procreare. Certamente è dovere-diritto dello Stato dare un’informazione corretta e completa sulla reale situazione economica del paese che è, senza dubbio, uno degli elementi che la coscienza degli sposi deve tener presente. Tuttavia il primo dovere dello Stato non è questo. È piuttosto quello di creare — anche con coraggiose riforme economiche e con programma di spesa pubblica eticamente corretto — quelle condizioni economiche nelle quali ogni coppia possa decidere con libera generosità se procreare o non procreare. Costituirebbe, in ogni caso, da parte dello Stato una grave ingiustizia l’imposizione, sotto qualsiasi forma, di metodi contraccettivi o abortivi.

 

3. Famiglia e Chiesa

 

Il rapporto che Dio stesso ha istituito fra la famiglia e il destino dell’uomo fonda un particolare rapporto fra la Chiesa e la famiglia: rapporto mediato precisamente dalla e nella persona umana.

Non è questo il momento di riflettere su tutta questa tematica del rapporto fra Chiesa e famiglia. Mi limiterò a trattare sinteticamente solo un aspetto di questo rapporto: la “cura” che la Chiesa deve avere della famiglia.

Questa cura si esprime — si deve esprimere — in primo luogo attraverso un chiaro e serio impegno magisteriale: la Chiesa, cioè, si prende cura della famiglia insegnando nel mondo il progetto che Dio ha sul matrimonio e sulla famiglia. È questo il primo dovere della Chiesa, sia in sé considerato sia considerate le condizioni storiche in cui viviamo. Il destino dell’uomo è legato al collocarsi di questi nella verità del suo essere personale: una verità che non è lasciata alla libera invenzione dell’uomo medesimo. È una verità che Dio ha, in primo luogo, scritto nel cuore di ogni persona umana e che ha completamente e definitivamente svelato in Cristo. Questa verità è stata affidata alla Chiesa, perché essa sia interamente trasmessa agli sposi. Un dovere, questo, particolarmente urgente oggi. Come ho già accennato, infatti, si va sempre più imponendo nel mondo un contro-progetto umano al progetto di Dio, attraverso una distruzione sistematica del valore etico che sta alla base della comunità familiare.

Questa cura della Chiesa verso la famiglia deve essere governata da tre leggi fondamentali, mi sembra: la legge della fedeltà, la legge dell’inculturazione, la legge della gradualità.

La legge della fedeltà. La Chiesa non è padrona della Verità che le è stata affidata: ne è la serva. Essa deve essere annunciata interamente, senza dissimulazioni, avendo come interlocutore unico la coscienza morale dell’uomo. Volere graduare, misurare questa verità e il suo annuncio alla situazione storica equivale a commettere un tragico errore. È l’errore di chi si fa giudice della Verità, usando come criteri di questo giudizio la storia umana: è il capovolgimento totale. In particolare, oggi è necessario parlare chiaramente sul rapporto fra amore coniugale e vita, contro la contraccezione, la sterilizzazione e l’aborto.

La legge dell’inculturazione. La Verità che la Chiesa annuncia deve generare una cultura: nel nostro caso una cultura familiare, un ethos familiare, in primo luogo. Per ethos intendo un atteggiamento interiore stabile che spinge interiormente gli sposi e i genitori a operare, non solo nel privato ma anche nel pubblico, in modo che quella Verità prenda corpo, divenga visibile. Una politica familiare, in secondo luogo: su questo punto ho già parlato. Questa generazione di una cultura familiare comporta inevitabilmente un atteggiamento profondamente critico nei confronti di ogni cultura che sia stata generata dal contro-progetto umano.

La legge della gradualità. L’inculturazione non è opera di un giorno e, di solito, neppure di una sola generazione. È una costruzione graduale. Quando, dunque, si parla di “legge della gradualità” essa deve essere correttamente intesa. Non deve essere intesa — come è accaduto e come accade tuttora — come un necessario compromesso fra progetto di Dio e contro-progetto umano, ma come la progressiva tensione verso la completa inserzione della verità di Dio dentro la storia umana.

La cura, tuttavia, della Chiesa verso la famiglia non si esaurisce nel suo compito magisteriale. Essa si esprime anche nell’offerta di tutti i mezzi necessari perché gli sposi possano vivere interamente la loro vocazione.

 

4. Famiglia: futuro dell’uomo

 

Per quali ragioni, mai forse come oggi, la Chiesa si è impegnata tanto nella cura pastorale della famiglia e del matrimonio? Penso di poter rispondere semplicemente così: perché l’uomo oggi ha bisogno di essere ricostruito dalla sua origine.

Questo bisogno dell’uomo non è di oggi; è da quando... Adamo ha peccato. Entrando nel mondo, l’uomo contrae il peccato originale e in questo senso è alla sua sorgente stessa che deve essere guarito e redento. Tuttavia, la mia risposta ha un senso preciso e credo vero, che ora cercherò di spiegare.

Ho parlato spesso di un contro-progetto umano al progetto divino sull’uomo. Questo contro-progetto è il tentativo di costruire una città dell’uomo completamente atea: senza Dio. Le condizioni di riuscita di questo terribile tentativo erano già state individuate chiaramente da F. Dostojevski nei Fratelli Karamazov, nella Leggenda del Grande inquisitore. Tutte si possono ridurre ad una sola: togliere all’uomo il rischio di ogni scelta libera dandogli in contraccambio l’illusione di creare su questa terra una società perfetta. Togliere all’uomo il senso religioso, cioè la consapevolezza e la nostalgia di una Patria che non può essere il tempo, ma solo l’Eternità.

In che modo, in che senso la comunione familiare e coniugale costituisce uno dei punti fondamentali che contrasta — quando sono vissuti nella loro intera verità — quel tragico progetto? Esso deve distruggere nell’uomo l’esperienza radicale della dipendenza: l’esperienza del nostro essere, come “ricevuto” in dono da un Altro. Questa dipendenza ha il suo simbolo reale primordiale nell’esperienza che l’uomo fa, alle origini della sua esistenza, all’interno della sua comunità familiare. Nel simbolo reale primordiale del suo essere generato.

Ma c’è anche un altro aspetto importante da richiamare. “In questo mondo — scrisse Novalis — ci sono parecchi fiori di origine ultra terrena, i quali non prosperano in questo clima e sono veri e propri araldi, messaggeri di un’esistenza migliore. Tra questi messaggeri vanno annoverati anzitutto la religione e l’amore”. L’amore, infatti, esclude ogni forma di dominio dell’uno sull’altro. È il puro riceversi-donarsi, nella completa libertà, istituendo un’appartenenza radicale. Ciò che, infine, il Grande Inquisitore contesta a Cristo è di aver promesso all’uomo solo di renderlo libero, dandogli la capacità di amare e non di avergli promesso il pane (anche se Cristo moltiplicherà i pani).

E così, la sintesi di amore e vita che definisce, dal punto di vista etico, la comunità familiare, non può essere integrata dentro un processo, un progetto come quello di cui parlavo. Storicamente, ogni totalitarismo ha sempre cercato di distruggere l’istituto familiare.

Il nostro impegno per la famiglia è l’impegno per l’uomo: per la sua salvezza.