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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


CATECHESI AI GIOVANI
(III)
Cattedrale 27 gennaio 2001

Carissimi, nella catechesi di novembre abbiamo riflettuto sul fatto che di fronte all’invito di Gesù sono possibili due risposte, e quindi di fronte a Lui l’umanità si divide in due parti: "tirarsi indietro e non andare più con Lui" [cfr. Gv 6, ] oppure dire con Pietro. "Signore, da chi andremo? Tu hai parola di vita eterna!" [Gv 6, ]. Questa sera vogliamo approfondire questa seconda possibilità: una possibilità che cambia la vita.

1. Avete appena sentito quanto il Vangelo narra: "Gesù salì sul monte, chiamò a Sé quelli che Egli volle ed esso andarono da Lui" [Mc 3,16]. Queste persone, sono i dodici apostoli ai quali poi si aggiunse Paolo, non si tirarono indietro, ma andarono da Lui. Analizziamo bene questa chiamata e questa risposta.

L’inizio è sempre costituito dalla sua chiamata: "chiamò a Sé quelli che volle". Ed è una chiamata che dipende esclusivamente da Lui: è il segno di una predilezione ["quelli che volle"]. Nella prima catechesi vi dicevo che ogni vero incontro fra persone ha due caratteristiche, la reciprocità e la libertà. Questa sera la parola evangelica ci rivela che l’iniziativa dell’incontro è esclusivamente sua: "chiamò a Sé quelli che volle". Pensate alla chiamata di Matteo; pensate alla chiamata di Paolo. "Prima c’è la grazia della rivelazione: un intimo, un inesprimibile concedersi di Dio all’uomo. Segue poi la chiamata a dare una risposta. Infine, c’è la risposta dell’uomo, una risposta che d’ora in poi dovrà dare senso e forma a tutta la vita" [Giovanni Paolo II, Catechesi del 19 agosto 2000 a Tor Vergata, n°1]. Anzi, c’è qualcosa di più profondo in questa chiamata alla fede. S. Paolo lo esprime con queste parole: "quando Colui che mi scelse fin dal seno materno e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare a me suo Figlio" [Gal 1,15-16]. Prima della chiamata c’è qualcosa d’altro che precede perfino la nostra esistenza nel mondo: c’è una elezione che Dio stesso compie nei tuoi confronti. Lo stesso S. Paolo allargando la sua esperienza ad ogni discepolo del Signore, scriverà ai cristiani di Efeso: "… Dio, Padre del Signore, nostro Gesù Cristo … in Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo" [cfr. Ef 1,3-4]. Prima della creazione del mondo, dice l’Apostolo: non esisteva ancora nulla di ciò che esiste, e tu eri già pensato e voluto, scelto ed amato. Non sei quindi venuto all’esistenza per caso: sei stato voluto, tu e non un altro al tuo posto.

Come avviene questa chiamata? Ciascuno di noi potrebbe narrare la sua storia. Molti di voi, grazie a Dio, attraverso i vostri genitori che vi hanno educato nella fede; altri attraverso l’invito di un amico che già aveva incontrato Cristo. E cosi via. Ma non sto parlando della vostra, diciamo, biografia esteriore. Quando mi chiedo come avviene la chiamata di Gesù, avviene qualcosa di mirabile nel cuore della persona chiamata. Sentite la descrizione che ne fa un grande esperto del cuore umano, Agostino: "Esiste anche un piacere del cuore, per cui esso gusta il pane celeste. Che se il poeta ha potuto dire: "ciascuno è attratto dal suo piacere", non dalla necessità, ma dal piacere, non dalla costrizione ma dal diletto; a maggior ragione possiamo dire che si sente attratto da Cristo l’uomo che trova il suo diletto nella verità, nella beatitudine, nella giustizia, nella vita eterna, in tutto ciò insomma che è Cristo … Dammi un cuore che ama, e capirà ciò che dico … se parlo ad un cuore arido, non potrà capire" [Commento al Vangelo sec. Giovanni, Omelia 26,4; NBA XXIV, pag. 599-600]. La chiamata accade dentro al cuore quando tu "senti" che Cristo è la risposta vera e completa ai desideri di cui è impastata la tua umanità: la chiamata è l’esperienza che esiste una perfetta corrispondenza fra ciò che il cuore desidera e Cristo. Certamente, se uno ha già spento nel suo cuore i grandi desideri; se ha già ristretto la misura della propria umanità al puro possesso delle ricchezze o al prestigio di una professione redditizia o all’uso del corpo della sua ragazza, non potrà mai intendere la chiamata di Cristo. Egli vuole persone dai grandi desideri.

2. La risposta data dagli Apostoli alla chiamata ha per così dire un duplice contenuto, in corrispondenza alla duplice finalità che Gesù si era proposto chiamandoli: "che stessero con Lui" (a) e "per mandarli a predicare" (b).

(a) La risposta alla chiamata dà origine ad una profonda intimità con Gesù. Essi, gli apostoli, stavano sempre con Lui: ne condividevano interamente la vita; ne ascoltavano le parole; prendevano i pasti con Lui. E’ stata un’esperienza unica. In tutto questo Gesù aveva una finalità. Quale?

(b) "per mandarli a predicare". Essi dovevano dire a tutti ciò che avevano vissuto con Gesù. Ascoltate che cosa scrive uno di loro, Giovanni, dopo molti anni: "ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita … noi lo annunziamo anche a voi" [1Gv 1,1-3]. Così ha origine la nostra storia: questi uomini ci hanno narrato semplicemente ciò che avevano visto, udito e toccato. Narrano la storia di un incontro col "Verbo della vita". Non per istruirci semplicemente, ma perché anche noi possiamo attraverso la loro testimonianza, incontrare Cristo.

La predicazione degli Apostoli risuona anche oggi nei nostri orecchi, mentre nel cuore avviene ciò che vi ho sopra descritto: "soavità nel consentire e nel credere alla verità" [cfr. DB 377].

  1. Ma mi voglio fermare piuttosto sul primo contenuto della nostra risposta a Cristo: rimanere con Lui.

A dire il vero, gli apostoli non rimasero sempre con Lui. Nel momento più difficile, nel momento della passione, essi si tirarono indietro, per paura. Anzi uno di loro, Giuda, si tirò indietro definitivamente.

Ma poi ritornarono e non tradirono più il loro amico, maestro e Signore: morirono tutti martiri.

Anche oggi, come sempre, Gesù chiama perché si stia sempre con Lui, seguendolo dovunque vada. Ed è difficile, perché vi è chiesto di andare contro corrente, perché vi succederà di dover scegliere fra l’essere presi in giro e l’essere fedeli a Cristo; perché vi succederà di sentirvi come soli contro l’opinione della maggioranza. Pensate all’uso che Cristo vi chiede di fare del vostro denaro; pensate alla difficile bellezza di vivere colla propria/o ragazza/o nella castità; pensate alla definitività con cui dovete fare la vostra scelta per il matrimonio o per la vita consacrata. "Perché stessero con Lui": con Lui, sempre. Ecco il martire disposto a rinunciare anche alla vita per non tradire le ragioni per cui vale la pena di vivere.

Da che cosa nasce questa fedeltà nello "stare con Lui"? Non precisamente dalla consapevolezza di un obbligo, ma dall’esperienza di un’appartenenza a Cristo fuori dalla quale è la morte. L’esperienza che faceva scrivere a Paolo: "tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore" [Fil 3,8]