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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Apertura ufficiale del Piccolo Sinodo della montagna
Borgonuovo di Pontecchio Marconi, 27 febbraio 2011


La Santa Chiesa di Dio che è in Bologna, gode nel vedervi convocati dallo Spirito Santo per discernere la volontà di Dio con una mente rinnovata.

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci illumina su come dobbiamo vivere questo evento ecclesiale. Poniamoci dunque in docile ascolto.

1. La prima lettura ci offre, per così dire, il paradigma fondamentale ed obbligante in base al quale affrontare ogni problema o difficoltà della comunità cristiana.

La narrazione degli Atti fa memoria del primo "problema serio" che la Chiesa di Dio dovette affrontare: un problema attinente all’organizzazione della carità

Al di là della soluzione data al problema, la pagina ci insegna il metodo con cui affrontare difficoltà e problemi nella Chiesa.

In primo luogo si deve aver chiaro la gerarchia delle scelte: ciò che per la vita della Chiesa è più importante e ciò che è meno importante. Gli apostoli non hanno dubbi: la priorità appartiene alla preghiera e al servizio della Parola. Oggi diciamo: alla Liturgia e all’Evangelizzazione.

In secondo luogo, è da notare che gli Apostoli "convocarono il gruppo dei discepoli". La Chiesa affronta le difficoltà, cerca le risposte alle domande che le si pongono attraverso la "convocazione" dei discepoli per una riflessione comune.

In terzo luogo, si prendono le decisioni, anche di carattere organizzativo-costitutivo della comunità cristiana: viene istituito il diaconato. Non è dunque l’organizzazione, il problema dell’organizzazione amministrativa il punto di partenza. E notate bene: si tratta dell’organizzazione della carità. Ma la modalità organizzativa di risolvere il problema è una conseguenza; mai una premessa o un fondamento.

Cari fratelli e sorelle, l’apostolo vi ha convocato perché la visita che ha compiuto alle comunità ha messo in luce problemi seri per la loro vitalità. Ora vi è chiesto, secondo il metodo ispirato: a) individuare le priorità; b) vivere un’esperienza di vera "convocazione", cioè di vera ecclesialità, che è di natura ben diversa da altre convocazioni secolari, anche se a volte gesti apparentemente uguali [per es. le votazioni] possono trarre in inganno; c) alla fine indicare anche orientamenti o soluzioni organizzative.

Ma non posso non farvi notare che la pagina degli Atti ci dona un’indicazione di contenuto che per noi è obbligante: la priorità della Liturgia e dell’Evangelizzazione. Che cosa significa concretamente questa priorità, è ciò che ho chiesto a voi di individuare. Agli Apostoli chiese di abbandonare il servizio alle mense.

2. La pagina evangelica ci rivela la ragione per cui voi siete capaci, seguendo il metodo apostolico, di compiere questa opera dello Spirito per la quale siete stati convocati.

La parola che ricorre più frequentemente nel brano evangelico è "rimanere". Rimanere dove? nel Signore Gesù. È questa la condizione assolutamente necessaria perché questa santa convocazione porti il suo frutto: il frutto di un vero discernimento.

Al nostro cuore spesso agitato dall’instabilità, dall’affanno, è chiesto questo: rimanere in Cristo. Sappiamo che con le parole "in Cristo Gesù" l’apostolo Paolo esprime compiutamente l’esistenza cristiana.

Gesù non ci spiega in questo testo come si entra e si rimane nella dimora che è Lui stesso. Ma non ci è difficile comprenderlo pensando al fatto che quando dice queste parole, aveva da poco istituito l’Eucaristia: l’Eucaristia è il suo Corpo donato ed il suo Sangue effuso. Rimanere nel Signore è rimanere in questo grande mistero. Dobbiamo meditare molto questo mistero, cioè che Dio stesso si fa Corpo, uno di noi; Sangue, uno con noi; che possiamo rimanere – rimanendo in questo mistero – nella comunione con Dio stesso.

La Vite ha prodotto il suo Frutto: il suo Sangue effuso; il frutto della Carità. I tralci, se restano nella vite, sono capaci di produrre il frutto della Carità. E l’apostolo prega "che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza ed in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio" [Fil 1, 9-10].

In un certo senso, la vostra convocazione è la continuazione della convocazione eucaristica. Se così non fosse, non portereste il frutto del discernimento.

Gesù poi ci dice: "voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato". La parola di Dio, sia essa quella per divina ispirazione consegnata allo scritto, sia essa quella che ci viene annunciata mediante la predicazione della Chiesa, è la purificazione della vostra mente, senza della quale purificazione non rimanete in Cristo.

S. Alberto Magno scrive: "questa parola penetra nel cuore e vi accende un incendio che purifica le nostre affezioni; per mezzo della conoscenza [che ci dona], illumina l’intelligenza e ne scaccia le tenebre dell’errore e del dubbio, così essa purifica al contempo l’intelligenza e il cuore" [Enarrationes in Joannem, ed. Vivés, Paris 1899, vol. 24, pag. 559 a].

Durante queste settimane di santa convocazione siate uomini e donne eucaristici e discepoli della Parola. Allora rimarrete in Gesù e Gesù rimarrà in voi e porterete il frutto sperato. Così sia.